di don Pierpaolo Petrucci
La società civile di quella che era l’Europa Cristiana, si sta allontanando sempre più dalla legge naturale. Alla legge Taubira, approvata recentemente in Francia, che equipara le unioni contro natura al matrimonio con possibilità di adottare figli, fa eco in Italia la legge sull’omofobia, preludio di quella francese, che renderà passibile per legge chi continuerà a proclamare che il vizio contro natura grida vendetta al cospetto di Dio.
Il silenzio del Papa su argomenti di una così grande valenza morale e di importanza per la società ha lasciato molto perplessi anche giornalisti non particolarmente legati alla mondo della Tradizione.
Recentemente poi è scoppiato lo scandalo di Mons. Battista Ricca, nominato da Papa Francesco prelato allo Ior. Si è detto che il pontefice non era al corrente dei problemi morali del monsignore e ci si sarebbe aspettati una richiesta di dimissioni.
Ora arrivano le dichiarazioni di papa Francesco ai giornalisti, durante il suo viaggio di ritorno dal Brasile. Nel contesto attuale affermare senza alcuna distinzione che, “se una persona è gay ma cerca il Signore e ha buona volontà” non la si può giudicare, è di una gravità estrema. Persino il Papa, così, si inserisce nel clima culturale attuale in cui si fa di tutto per normalizzare il vizio contro natura. Come prevedibile le affermazioni del pontefice sono state riprese ed enfatizzate dai partigiani della teoria del gender e della legge contro l’omofobia.
Una tale “larghezza di vedute” su problemi che toccano la legge naturale si trova diametralmente in contrasto con la recente presa di posizione di grande severità riguardo i Francescani dei Francescani dell’Immacolata, quanto alla celebrazione del rito tradizionale della Messa.
A partire dalla prossima domenica 11 agosto infatti sarà per loro vietato la celebrazione della Messa di San Pio V. Tale decisione è stata presa con un decreto datato dell’11 luglio e firmato dal prefetto della congregazione dei religiosi, Card. Braz de Aviz e del suo segretario, l’arcivescovo francescano Mons. José Redriguez Carballo, con approvazione in forma specifica del Papa.
Esso parla chiaro: “Il santo Padre Francesco ha disposto che ogni religioso della congregazione dei Frati Francescani dell’Immacolata è tenuto a celebrare la liturgia secondo il rito ordinario e che, eventualmente, l’uso della forma straordinaria (Vetus Ordo) dovrà essere esplicitamente autorizzata dalle competenti autorità, per ogni religioso e/o comunità che ne farà richiesta”.
Tale decreto non tiene in alcun conto del Motu Proprio Summorum Pontificum con cui Benedetto XVI l’autorizzava, ed ancor meno dell’indulto perpetuo che concesse già San Pio V nella Bolla Quo Primum Tempore.
Nel clima attuale di completa libertà liturgica dove tutti gli abusi sono tollerati il male più grande sembra essere la celebrazione della Messa Tradizionale. La si combatte… come il demonio l’acqua santa!
Chi si chiedeva perché la Fraternità san Pio X non ha accettato di firmare un accordo con le autorità romane ha ora una risposta più che eloquente. Oltre al fatto di non poter scendere ad alcun compromesso nell’accettazione degli errori dell’ultimo concilio e della nuova liturgia riformata in senso protestante, come era richiesto esplicitamente dal protocollo romano, appare sempre più evidente come non si possa far alcuna fiducia su uomini di chiesa imbevuti di principi liberali.
Quando Dio concederà alla Chiesa quel Pontefice che abbia il coraggio di attuarne la vera riforma, la Fraternità sarà pronta a rispondere al suo appello per la difesa della fede e del sacerdozio cattolico. Nello stato attuale, che vi sia nella Chiesa un grave stato di necessità occorre essere ciechi per non vederlo.
Certamente neanche Paolo VI, quando parlò di “autodemolizione della Chiesa” si rendeva conto di quanto la sua affermazione si sarebbe così profondamente realizzata.
Per uscire da questa situazione disastrosa il primo passo indispensabile è quello di denunciare pubblicamente gli errori attuali, pur con il dovuto rispetto, e coloro che li propagano, fossero anche costituiti nella suprema autorità nella Chiesa.
Più che mai c’è bisogno oggi di cardinali, vescovi e sacerdoti che abbiano il coraggio di uscire allo scoperto e prendere posizione, senza timore né per la propria carriera, né di incorrere in persecuzioni, per amore della Chiesa e del Papa, esattamente come fece San Paolo nei confronti di San Pietro. Non si può più scegliere il silenzio prudente, ma è tempo dell’azione… per non peccare di omissione.