di Daniele Casi
“La negazione vivente del suo programma di pulizia e di riforma”. Non poteva essere più duro il giudizio del giornalista Sandro Magister – fra i 'vaticanisti' più seri ed obiettivi che ci è dato di leggere – in merito a due recenti nomine di Papa Francesco, quella del Prelato dello IOR, Battista Ricca e quella relativa alla 'commissaria per la riforma della curia', la giovane ed avvenente Francesca Chaouqui, che continuano a smuovere le già agitate acque dello stato più piccolo del mondo anche se l'attenzione di (quasi) tutti pare essere catalizzata solamente dal fascino apostolico del nuovo Vescovo di Roma.
Leggendo le documentate e dettagliate informazioni che il giornalista de L'Espresso inanella con precisione e stile, torna ai nostri occhi una realtà vaticana fatta di consorterie promosse e raccordate dallo zelo di solerti monsignorini abilissimi, come i più consumati lobbysti, a favorire il realizzarsi di disegni dai contorni a dir poco indecifrabili. Torna ai nostri occhi ho scritto, perché, com'è noto, dal 13 marzo scorso, la 'crisi della Chiesa' pareva esser stata archiviata assieme al pontificato ratzingeriano e “l'aria fresca (di Francesco n.d.r.) è una finestra aperta alla primavera e alla speranza” (P. Marini). Questa speranza sembra, invece, arrancare e la ventilata primavera è costellata da temporali vigorosi che, almeno a qualche laico obiettivo come Magister, fanno dire che la realtà dei fatti, smentisce clamorosamente i roboanti propositi di riforma (delle strutture) della Chiesa su cui il Papa sta impegnando l'abbrivio del suo ministero petrino. In un'intervista di alcuni anni fa, mons. Georg Gänswein, il fascinoso segretario di Benedetto XVI, dichiarava[1]: “Il Vaticano e' anche una "Corte di Stato" e ci sono infatti i pettegolezzi di corte. Pettegolezzi stupidi e malevoli, alcune volte si mente spudoratamente. Ma ci sono anche delle frecce che vengono tirate molto consapevolmente e ben indirizzate. Ho dovuto imparare a fare lo stesso”. Speriamo vivamente che Papa Francesco, per sua ammissione digiuno e slegato dalla Curia, sia stato vittima, in queste due tristi scelte, di un paio di frecce “di avvertimento” e preghiamo che, seguendo il consiglio del suo valido 'Prefetto del Sacro Palazzo' impari presto a schivarle e a restituirle. Stavolta siamo d'accordo: nella riforma di questa Curia ci vuole rottura e discontinuità!
[1] http://paparatzinger-blograffaella.blogspot.it/2007/07/intervista-integrale-mons-georg-gnswein.html