di Piero Vassallo
I riformatori della Fede cattolica sono posseduti dall’illusione di conquistare il mondo adulandone gli errori e imitandone le demagogiche manfrine.
Nel saggio “La grande eresia“, pubblicato in Belgio nel 1969 e edito in Italia da Giovanni Volpe nel 1970, il filosofo Marcel De Corte citò la solenne dichiarazione, che a commento del joli mai, fu pubblicata dagli adulanti cardinali e dai vescovi di Francia, il 20 giugno 1968,: “Come già hanno rilevato l’Arcivescovo di Parigi e numerosi vescovi, oltre l’esplosione improvvisa delle contestazioni si tratta di un movimento di fondo di considerevole ampiezza. Esso chiama a costruire una società nuova, in cui i rapporti umani si stabiliranno in maniera del tutto diversa. Tale nuova società i Vescovi di Francia sono tanto più disposti ad accoglierla in quanto il Concilio, sensibile alla mutazione del mondo, ne aveva presentito l’esigenza e fissato le condizioni essenziali”.
Opportunamente De Corte sostenne che una tale affermazione aveva origine dall’abbagliante rifiuto di vedere le cose come stanno, ossia lo stato d’animo sognante, che aveva turbato lo svolgimento del Concilio ecumenico Vaticano II.
I plauditores clericali del sessantottismo, infatti, ignoravano, colpevolmente, l’indirizzo nichilista ed empio dei pensatori francofortesi, Benjamin, Bloch, Taubes e Marcuse, i veri ispiratori del movimento per la mutazione del mondo in lupanare thanatofilo.
Associata all’ignoranza dell’oggetto del loro entusiasmo, stava il superbo e sciocco desiderio clericale di assumere la guida del mondo moderno.
L’illusione del clero progressista era ed è alimentata da un infantile abbaglio, che De Corte definì esattamente: la convinzione che sia possibile “proiettare in quella massa malleabile che è l’umanità odierna la forma di una Chiesa votata al culto dell’uomo, per veder nascere il Regno di Dio sulla terra“.
La improvvisa e violenta irruzione della stupidità nella mente del clero progressista suggerì a De Corte una spaventosa e angosciante domanda: “Come potrebbe la volontà di potenza clericale non essere affascinata da questa promessa: Haec omnia tibi dabo?“.
I riformatori della Fede cattolica sono posseduti dall’illusione di conquistare il mondo adulandone gli errori e imitandone le demagogiche manfrine.
Quasi imitando una mossa del judo, i pastori ubriacati della puerile tracotanza credono di domare l’avversione dei moderni appropriandosi e convertendo la loro forza cieca.
De Corte non ebbe difficoltà a svelare il lato grottesco e sciocco del progetto concepito dal clero modernizzante: “La democrazie e il socialismo falliscono perché rifiutano la collaborazione del cristianesimo. Occorre fare meglio di loro e col movimento di animazione spirituale della democrazia universale, stabilire il Regno di Dio sulla terra, con un totalitarismo integrale, che va dall’economico e dal sociale fino al religioso, soddisfare tutte le esigenze della coscienza umana, di essere tenuta, secondo l’auspicio di Marx, per la divinità suprema!”
I risultati finali del delirio teologico sono la persecuzione dei preti secolari e dei monaci fedeli alla Tradizione, l’incertezza sulla Legge divina, lo svuotamento delle chiese e l’affollamento delle piazze nelle quali i pastori di pecore matte divertono il popolo dei miscredenti di passaggio.
Fonte: Riscossa Cristiana