Conferenza di Mons. Lefebvre, 1987:
Le tappe di una battaglia
La Fraternità Sacerdotale San Pio X è stata fondata ufficialmente nel 1970.Per quelli che non ne conoscono bene la storia, è senz’altro utile ricordarne le tappe principali, nel momento in cui, nelle circostanze che conosciamo, noi ci sforziamo di continuare e sviluppare ciò che la Provvidenza ci ha dato di fare.
Se gli eventi portassero un cambiamento in favore di un ritorno alla Tradizione all’interno della Chiesa, evidentemente per noi la situazione risulterebbe semplificata. Saremmo certamente graditi alla gerarchia come lo siamo stati agli inizi e tutti questi problemi di relazioni con i vescovi, con Roma, non si porrebbero più.
Per ora, dobbiamo conservare l’autenticità della Fraternità, che è stata fondata senza dubbio in circostanze molto particolari, ma questo avrebbe potuto verificarsi benissimo anche in tempi normali. Essa è stata suscitata, è vero, dal degrado dei seminari. Ma ci sono state delle Società come quella di San Vincenzo de’ Paoli o di San Giovanni Eudes, che sono state fondate con un obiettivo identico, che è e resta quello di dare una buona formazione sacerdotale ai futuri sacerdoti e di permettere loro così di esercitare un ministero che sia occasione di rinnovamento nella Chiesa.
Ragion d’essere della Fraternità: formare dei sacerdoti secondo lo spirito della Chiesa
La Fraternità dunque è stata fondata prima di tutto per creare dei sacerdoti e di conseguenza per aprire dei seminari. Ciò è del tutto conforme alla Tradizione della Chiesa: continuare molto semplicemente la formazione sacerdotale tradizionale per la Chiesa.
Non cerchiamo nient’altro e non abbiamo mai voluto innovare, se non nel senso della Tradizione e ritrovando alcuni elementi che forse mancavano un po’ alla formazione dei seminaristi specialmente sul piano spirituale. E’ per questo che abbiamo aggiunto agli studi filosofici e teologici un anno di spiritualità. Questo completa bene la preparazione dei seminaristi al Sacerdozio ponendoli in un’atmosfera veramente spirituale. Non è certo un’innovazione che va nel senso dei modernisti, ma al contrario in quello della Tradizione della Chiesa.
La nostra fondazione quindi ha avuto cura di aggiungere agli studi una formazione spirituale seria con un anno supplementare che costituisce una specie di noviziato e che porta alla grande conoscenza di cosa sia la spiritualità ed alla pratica della vita interiore, della via purgativa ed illuminativa, mistica che richiede una riforma di sé.
La Fraternità non è stata fondata sul modello di una congregazione religiosa. Perché? Perché nella pratica è molto frequente constatare le difficoltà provate dei religiosi che esercitano un apostolato nel mondo, nel rispettare davvero la povertà stretta come è richiesta dalle Congregazioni religiose in cui non si può avere nulla, utilizzare nulla, servirsi di nulla, senza richiedere l’autorizzazione al Superiore. Dunque era preferibile non essere legati da un voto che rischiava di essere contraddetto continuamente. Era meglio fondare una società di vita comune senza voti, ma con delle promesse.
La Provvidenza quindi ha deciso che la nostra Società fosse fatta sul modello delle società a vita comune senza voto ed essa ha già dato prova di sé. Quindi non ci sono ragioni per non continuare.
La Fraternità approvata ufficialmente da Roma
E’ con questa forma che la Fraternità Sacerdotale San Pio X è stata approvata ed eretta nella sua diocesi da Mons. Charrière, vescovo di Friburgo, il 1° novembre 1970. E’ con questa forma che è stata anche approvata da Roma.
Questo è molto importante e perfino fondamentale e non bisogna esitare a ricordarlo a quelli che non conoscono bene la storia della Fraternità.
Il documento romano in effetti è capitale, perché è del tutto ufficiale. Reca la data del 18 febbraio 1971 ed il timbro della Sacra Congregazione per religiosi. E’ firmato dal suo prefetto il cardinale Wright e sottoscritto da Mons. Palazzini, che all’epoca era suo segretario ed oggi è cardinale. Questo documento ufficiale, emanato da una Congregazione romana che approvava ed elogiava “la saggezza delle norme” degli statuti della Fraternità non può essere visto diversamente che come un decreto di lode che, di conseguenza, autorizza la nostra Società ad essere considerata come di Diritto pontificio che per il fatto stesso può incardinare. Alcuni atti ufficiali, compiuti dalla Congregazione dei religiosi aventi per prefetto il cardinale Antoniutti sono venuti a completare e confermare questo riconoscimento ufficiale, poiché hanno permesso a Padre Snyder e ad un altro religioso americano di essere direttamente incardinati nella Fraternità. Dunque si trattava proprio di atti ufficiali di Roma.
Da questi documenti ufficiali siamo dunque costretti a constatare che la Congregazione per il clero reputava de facto che la nostra Società potesse regolarmente e validamente incardinare.
Tuttavia, personalmente, non ho creduto di dover usare di questa facoltà fino al momento in cui siamo stati ufficialmente, ma illegalmente, soppressi. Fino allora mi ero sempre sforzato di avere dei vescovi che dessero delle incardinazioni. Ero ricorso a Mons. de Castro Mayer in Brasile, a Mons. Castan Lacoma in Spagna e a Mons. Guibert a La Réunion. Questi tre vescovi accettavano di consegnare delle lettere dimissoriali ai sacerdoti della nostra Società che così si trovavano incardinati nelle loro diocesi. Il rev.do Aulagnier, è stato incardinato nella sua diocesi di Clermont-Ferrand, da Mons. de la Chanoine. In quel momento, eravamo doppiamente in regola. Mons. Adam me l’ha detto esplicitamente: “Perché non incardina nella sua Società?” Ho risposto: “ Mi sembra che sia solo diocesana”. Quindi ero piuttosto al di qua che al di là delle regole canoniche. In effetti, questi documenti della Congregazione per il clero riguardanti l’incardinazione di questi due religiosi americani nella nostra Società, sono ancora più importanti della lettera firmata dal cardinale Wright. D’altronde è ciò che ho risposto alla Congregazione per la Dottrina della Fede quando sono stato interrogato sulle incardinazioni. Mi è stato detto: “Lei non aveva il diritto d’incardinare nella sua Società.” –“Non ho il diritto? Allora bisogna dire alla Congregazione per il clero che ha sbagliato ad incardinare nella nostra Società!”.
Questo atto del cardinale Wright, se lo osserviamo da vicino, non è solo una lettera ma un decreto di elogio”, poiché effettivamente elogia gli statuti della Fraternità. E’ un atto del tutto ufficiale. Non si tratta affatto di una lettera privata. Così, per cinque anni, abbiamo avuto l’approvazione totale della Chiesa diocesana e di Roma. Quindi eravamo innestati sulla Chiesa. Ciò è fondamentale per l’azione provvidenziale compiuta dalla Fraternità, e ci rafforza nella nostra esistenza e in generale nella nostra azione. Essendo veramente di Chiesa, riconosciuti ufficialmente dalla Chiesa, siamo stati perseguitati.
Perché siamo perseguitati?
Siamo perseguitati unicamente perché custodiamo la Tradizione e specialmente la Tradizione liturgica.
Sempre rimettendo i fatti nell’ordine del loro susseguirsi storico, è del più grande interesse anche rileggere la lettera che mi ha indirizzato Mons. Mamie il 6 maggio 1975, per comprendere bene le vere ragioni che hanno spinto il vescovo di Losanna, Ginevra e Friburgo a ritirare ILLEGALMENTE gli atti ufficiali fatti dal suo predecessore e in particolare il decreto d’erezione della Fraternità del 1° novembre 1970. E’ una testimonianza. Mons. Mamie riconosce, dato che lo scrive, che la Fraternità è stata oggetto di un decreto d’erezione firmato dal suo predecessore a titolo di Pia Unio con sede a Friburgo “approvando e confermando gli statuti della detta Fraternità.”
Non aveva il diritto di agire così e di ritirare di testa sua questo riconoscimento canonico. E’ esplicitamente contrario al Diritto Canonico. (Can. 493).
Ora, per due volte nella sua lettera Mons. Mamie parla della liturgia. “Le ricordavo il suo rifiuto per ciò che concerne la celebrazione della Santa Messa secondo il rito stabilito da S.S. Paolo VI…” e “Quanto a noi, continuiamo a chiedere ai fedeli così come ai sacerdoti cattolici di accettare ed applicare tutti gli orientamenti o decisioni del Concilio Vaticano II, tutti gli insegnamenti di Giovanni XXIII e di Paolo VI, tutte le direttive dei segretariati istituiti dal Concilio compreso nella nuova liturgia . Questo lo abbiamo fatto, lo faremo ancora meglio nei giorni più difficili, con la grazia di Dio, perché è l’unica strada per edificare la Chiesa.”
Ecco ciò che scriveva Mons. Mamie a quel tempo.
Per due volte in questa lettera ricorda la liturgia. “Perché lei si oppone alla liturgia.” Quindi è proprio il motivo principale, essenziale che ci ha valso quelle misure inqualificabili ed illegali. Bisogna proprio che ce lo ricordiamo. La questione delle ordinazioni dei sacerdoti è venuta dopo. In realtà, il vero motivo per cui siamo stati e siamo perseguitati –ancora una volta illegalmente- da Mons. Mamie, dai cardinali di Roma e dai vescovi di Francia, è il nostro attaccamento alla Santa Messa di sempre. “Poiché siete contro questa liturgia, siete contro il Concilio del Vaticano. Poiché siete contro il Concilio, siete contro il Papa. E’ inammissibile. Quindi vi sopprimiamo.” Il ragionamento è semplice.
Allora hanno esibito l’Ordo di Mons. Bugnini e inventato quello che non esisteva: l’obbligo della nuova messa, che è stato imposto dai servizi del Vaticano e dai vescovi in Francia. E’ così che, sfortunatamente, la vecchia Messa è stata abbandonata dalle comunità come quella dell’abbazia di Fontgombault, col pretesto che bisognava obbedire ai vescovi. Tutto questo è stato imposto con la forza, con la costrizione. Si voleva assolutamente costringere anche noi ad abbandonare quella liturgia e con ciò stesso a chiudere il nostro seminario. Davanti a questa impostura e all’illegalità in cui tutto ciò è stato fatto e soprattutto davanti allo spirito con cui questa persecuzione è stata orchestrata, uno spirito modernista, progressista e massonico, noi abbiamo creduto di dovere continuare. Non si può ammettere qualcosa che è stato fatto illegalmente, con uno spirito cattivo, contro la tradizione e contro la Chiesa, per distruggerla.
Noi abbiamo sempre rifiutato di collaborare alla distruzione della Chiesa.
Questo, lo abbiamo sempre rifiutato. Dal giorno in cui abbiamo rifiutato, è evidente che ci siamo messi contro quelli che sembrano essere la Chiesa legale: noi eravamo fuori dalla legge della Chiesa ed essi la rispettavano. Noi crediamo inesatta questa considerazione, perché in realtà sono loro che si allontanano dalla legalità della Chiesa e siamo noi, invece, a restare nella legalità e la validità. Considerando obbiettivamente che compiono degli atti con uno spirito che distrugge la Chiesa, in pratica ci siamo trovati nell’obbligo di agire in un modo che sembra contrario alla legalità della Chiesa. E’ vero. Ed è una situazione ben strana quella di sembrare nell’arbitrario continuando semplicemente a celebrare la Messa di sempre e ad ordinare sacerdoti secondo quella che era la legalità fino al Concilio. Tuttavia è questo che mi ha procurato di colpito da sospensione a divinis e ai sacerdoti che hanno accettato di essere ordinati di essere interdetti.
Ma non ci siamo fermati a questo nell’esercizio dell’illegalità nei dettagli della legge, sia riguardo alle confessioni che ai matrimoni ed alla nostra posizione nelle diocesi. Molte cose compiute da noi sono in sé ed in senso stretto fuorilegge, ma perché le abbiamo fatte? Semplicemente perché pensavamo che quello che è stato intrapreso nei nostri confronti fosse illegale e non avessero il diritto di sopprimerci.
La legge fondamentale della Chiesa, è la salvezza delle anime
Da allora, abbiamo agito secondo le leggi fondamentali della Chiesa per salvare le anime, salvare il sacerdozio, continuare la Chiesa. Sono effettivamente quelle ad essere in causa. Noi ci opponiamo a certe leggi particolari della Chiesa per osservare le leggi fondamentali. Tirando in causa delle leggi particolari contro di noi, sono le leggi fondamentali ad essere distrutte: significa andare contro il bene delle anime, contro i fini della Chiesa.
Il nuovo Diritto Canonico comporta degli articoli che sono contro i fini della Chiesa. Quando è permesso dare la comunione ad un protestante, non si può dire che ciò non vada contro i fini della Chiesa. Quando si afferma: ci sono due poteri supremi nella Chiesa, non si può dire che ciò non vada contro i fini della Chiesa. E’contraria al dogma la definizione della Chiesa come Popolo di Dio, nel quale si trovano fondamentalmente tutti i ministeri, non si fa più distinzione tra clero e laici. Tutto ciò va contro i fini della Chiesa. Si distruggono i principi fondamentali del Diritto e si vorrebbe che noi ci sottomettessimo.
Per salvare le leggi fondamentali della Chiesa, siamo costretti ad andare contro le leggi particolari. In questo, chi è che ha torto e chi ha ragione? Evidentemente hanno ragione quelli che salvano i fini della Chiesa. Le leggi particolari sono fatte per le leggi fondamentali, cioè per la salvezza delle anime, per la gloria di Dio, per la continuazione della Chiesa. E’ perfettamente chiaro. E in ogni occasione ricordano: Mons. Lefebvre è sospeso ed i suoi sacerdoti sono sospesi, non hanno il diritto di svolgere il loro ministero. In questo caso ricordano leggi particolari. Ma farebbero altrettanto bene a ricordare che essi stanno distruggendo la Chiesa, non le leggi particolari, ma le leggi fondamentali con questo nuovo Diritto Canonico che è totalmente ispirato da quel cattivo spirito modernista che si è espresso nel Concilio e dopo il Concilio.
Quello che auspichiamo, certamente, è che tutto sia normale, che non veniamo più a trovarci in questa situazione apparentemente illegale. Ma non possono rimproverarci di aver voluto cambiare qualcosa nella Chiesa. Dobbiamo sempre riflettere e far nostra la convinzione che noi siamo di Chiesa e che continuiamo la Chiesa. E perché continuiamo? Perché perseguiamo i fini della Chiesa. Se possono rimproverarci di mancare a certe leggi pratiche, nessuno può dire che la Fraternità non agisca secondo i fini della Chiesa. Nessuno può affermare il contrario!
Ora, anche nelle leggi particolari, la Chiesa ha avuto la saggezza di lasciare sempre una porta aperta per la salvezza delle anime. Essa ha previsto dei casi che potevano essere straordinari. E’ ciò che avviene con la giurisdizione per le confessioni. Praticamente, sono le persone che vanno a cercare il sacerdote per ricevere il sacramento della Penitenza che gliene danno la giurisdizione tramite il Diritto Canonico. Anche se una persona va a cercare un sacerdote scomunicato per chiedergli di ascoltarlo in confessione, costui ne riceve la giurisdizione. (2)
Per il matrimonio: per quelli che non riescono a rovare un sacerdote che li sposi secondo lo spirito della Chiesa, come sono stati sposati i loro genitori (è comunque elementare che dei giovani desiderino sposarsi secondo il rito con cui lo sono stati i loro propri genitori e non con un rito che non solo è spesso ridicolo, ma talvolta odioso, in un’atmosfera che è lungi dall’essere pia e favorevole a quell’atto importante e sacro che è il matrimonio), il Diritto Canonico ha previsto un’eccezione. Se i fidanzati non trovano un sacerdote nello spazio di un mese, possono sposarsi. Infatti sono loro a conferirsi il sacramento. Essi ne sono i ministri e in quel caso sono esenti dalla forma canonica. (2). Dunque possono sposarsi davanti a testimoni. Se c’è un sacerdote, deve essere presente. Il sacerdote non sarà delegato, ma sarà presente al loro matrimonio, come richiede il Diritto Canonico e darà loro la sua benedizione nuziale.
Per la Cresima, esiste ugualmente un’eccezione. Il sacerdote in alcuni casi ha il diritto di conferire la Cresima. Anche questo è nel Diritto Canonico. Il sacerdote deve dare questo sacramento a qualcuno che si trovi in pericolo di morte se non l’avesse già ricevuto.
Un sacerdote può conferire la Cresima in altri casi eccezionali. Nelle Missioni, questa possibilità è stata estesa ai matrimoni. I sacerdoti avevano il diritto di dare la Cresima prima del matrimonio, se i fidanzati non l’avevano ricevuta.
Non ho mai detto che tutte le cresime fossero invalide, ma ci si può interrogare quanto alla formula che è impiegata e certamente per l’olio che viene utilizzato. E’ comunque importante. Ho ricevuto molte testimonianze da persone che, formalmente, mi hanno riferito l’espressione usata dal vescovo…sono delle espressioni invalide. “Ricevi lo Spirito Santo” così, semplicemente. “Ti mando in missione”. Forse non è frequente, ma capita ed è invalido. In ogni caso, sono numerosi i vescovi che reputano che la Cresima sia un Sacramento inutile, che lo Spirito Santo sia già stato conferito nel Battesimo, che sia una cerimonia supplementare per ricordare ciò che è stato fatto nel Battesimo. E’ quello che scriveva esplicitamente il vecchio arcivescovo di Chambéry nella sua rivista diocesana: “La Cresima non dona lo Spirito Santo che è stato ricevuto nel Battesimo.” Ho mostrato questa rivista al cardinale Ratzinger dicendogli :”Lei mi rimprovera di dare le cresime, guardi quello che pensano i vescovi della Cresima.” Un arcivescovo, che adesso si è ritirato, ma che in quel momento aveva 72-73 anni e che quindi era stato formato con i vecchi metodi. Aveva conosciuto il Sacramento della Cresima come era stato insegnato un tempo. Senza dubbio la fede del vescovo è ininfluente sulla Cresima, ma si può trattare così questo Sacramento? E’ così che ragionano i protestanti e ci si può chiedere se l’intenzione di quei vescovi sia di fare ciò che la Chiesa vuole fare. Se noi vogliamo sopravvivere e che le benedizioni del Buon Dio continuino a scendere sulla Fraternità, dobbiamo rimanere fedeli a queste leggi fondamentali della Chiesa.
Senza la Messa crolla tutto
Se i nostri sacerdoti dovessero abbandonare la vera liturgia, il vero Santo Sacrificio della Messa, i veri sacramenti, allora non varrebbe più la pena di continuare. Ci suicideremmo!
Quando Roma chiede: “Ma insomma voi potete anche adottare la nuova liturgia e mandare avanti i vostri seminari, non è quello che li farà sparire”, io ho risposto: “Sì, ciò farò sparire i nostri seminari. Non potranno accettare la nuova liturgia, sarebbe come introdurre il veleno dello spirito conciliare nella comunità. Se gli altri non hanno tenuto, è perché hanno adottato questa nuova liturgia, tutte queste riforme e questo spirito nuovo. Se anche noi accettiamo le stesse cose, avremo gli stessi risultati.”
E’ per questo che dobbiamo mantenere assolutamente la nostra liturgia tradizionale, nonostante l’apparenza di una disobbedienza e le persecuzioni da parte di quelli che fanno uso della loro autorità in modo ingiusto e spesso illegale.
Siamo sempre più costretti dalle circostanze che si aggravano senza sosta. Se solo le cose sembrassero sistemarsi, se si scorgessero dei segni tangibili di un ritorno alla Tradizione, allora tutto sarebbe diverso. Ma, sfortunatamente, è sempre peggio. I vescovi che sostituiscono quelli che se ne vanno o che muoiono, hanno ricevuto meno formazione teologica. Sono imbevuti di questo spirito del Concilio, di questo spirito protestante, modernista ed è sempre più grave. Di fronte a questo degrado continuo, non siamo forse costretti a prendere delle misure che evidentemente sono straordinarie. Tutto ciò che succede giustifica il nostro comportamento. Perché insomma, i sacerdoti progressisti quando possono ci sbattono in faccia: voi non avete giurisdizione, non avete il diritto di ascoltare le confessioni. Presto tutto ciò che faremo sarà invalido. Sarà tanto se la nostra Messa non sarà invalida. E’ quanto meno lo spirito che regna tra i progressisti ostinati che si oppongono a noi e ci insultano. Non dobbiamo esitare a rispondere che bisogna approfittare delle leggi della Chiesa, cioè di ciò che essa permette in circostanze eccezionali e di estrema gravità. Dio solo sa se siamo a questo punto!
Gli errori fondamentali
Dolorosamente colpito dalla prospettiva della riunione dei rappresentanti di tutte le religioni invitati dal Papa a ritrovarsi ad Assisi, il 27 ottobre, avevo indirizzato una lettera a molti cardinali chiedendo loro di supplicare il Sommo Pontefice di rinunciare a questa vera impostura.
Non si potrà dire che non abbiamo fatto di tutto per tentare di far prendere coscienza della gravità della situazione in cui ci troviamo.
In una predica fatta in Svizzera, avevo evocato i punti principali sui quali la Fede si trova in pericolo ed è contraddetta dal Papa, dai cardinali e dai vescovi in generale.
Oramai esistono tre errori fondamentali che, d’origine massonica, sono professati pubblicamente dai modernisti che occupano la Chiesa.
- La sostituzione del Decalogo con i Diritti dell’Uomo. Ormai è il leitmotiv per ricordare la morale: sono i Diritti dell’Uomo che si sono praticamente sostituiti al Decalogo. Perché l’articolo principale dei Diritti dell’Uomo, è soprattutto la libertà religiosa, che è stata voluta in modo particolari dai massoni. Fino ad ora era la religione cattolica ad essere LA religione, le altre religioni erano false. I massoni non volevano più quest’esclusiva. Occorreva sopprimerla. Allora hanno decretato la libertà religiosa.
- Il falso ecumenismo che in realtà stabilisce l’uguaglianza delle religioni. E’ quello manifestato concretamente dal Papa in ogni occasione. Ha detto egli stesso che l’ecumenismo era uno degli obiettivi principali del suo pontificato. Lì ha agito contro il primo articolo del Credo e contro il primo comandamento della Chiesa. E’ di una gravità eccezionale.
- Infine, il terzo fatto ora abituale è la negazione della regalità sociale di Nostro Signore Gesù Cristo a causa della laicizzazione degli Stati. Il Papa ha voluto ed è riuscito praticamente a laicizzare le Società, quindi a sopprimere il regno di Nostro Signore sulle Nazioni.
Se si riuniscono questi tre cambiamenti fondamentali e che in verità ne fanno uno solo, è davvero la negazione dell’unicità della religione di Nostro Signore Gesù Cristo e di conseguenza del suo regno. E questo perché. A favore di che. Probabilmente di un sentimento religioso universale, di una specie di sincretismo che mira a riunire tutte le religioni.
La situazione quindi è estremamente grave, perché pare proprio che la realizzazione dell’ideale massonico sia compiuta da Roma stessa, dal Papa e dai cardinali. I massoni lo hanno sempre desiderato e lo realizzano non più da sè, ma grazie agli stessi uomini di Chiesa.
Basta leggere gli articoli scritti da alcuni di loro, o che sono loro vicini, per vedere con che soddisfazione salutano tutta questa trasformazione della Chiesa, questo cambiamento radicale operato dalla Chiesa dal Concilio e che, anche per loro, era difficilmente concepibile.
La verità evolverebbe col tempo!
Non è soltanto il Papa ad essere in causa. Il cardinale Ratzinger, che per la stampa passa più o meno da tradizionalista, nei fatti è un modernista. Per convincersene basta leggere il suo libro “I principi della teologia cattolica” per conoscere il suo pensiero, quando prova una certa stima per la teoria di Hegel quando scrive: “A partire da lui, essere e tempo si compenetrano sempre più nel pensiero filosofico. L’essere stesso risponde ormai alla nozione di tempo…la verità diventa funzione del tempo; il vero non è puramente e semplicemente ed è vero per un tempo perché appartiene al divenire della verità, la quale è in quanto diviene”.
Che cosa volete che facciamo? Come discutere con chi ragiona in modo simile?
Così la sua reazione non mi ha sorpreso quando gli ho chiesto: “Ma insomma, Eminenza, c’è comunque una contraddizione tra la libertà religiosa e ciò che dice il Sillabo.” “Ma Monsignore, mi ha risposto, non siamo più ai tempi del Sillabo!” Ogni discussione diventa impossibile.
Ecco ciò che scrive il cardinale Ratzinger nel suo libro a proposito del testo della Chiesa nel mondo (Gaudium et spes) con il titolo: “Il Vangelo ed il mondo riguardo alla questione della ricezione del secondo Concilio del Vaticano.” Sviluppa le sue argomentazioni su più pagine e precisa: “Se cerchiamo una diagnosi globale del testo, potremmo dire che è (in connessione con i testi sulla libertà religiosa e sulle religioni nel mondo) una revisione del Sillabo di Pio IX, una specie di contro-Sillabo (Dignitatis Humanæ)”.
Quindi, riconosce che il testo della Chiesa nel mondo, quello della libertà religiosa e quello sui non-cristiani (Nostra Ætate) costituiscono una specie di “contro-Sillabo”. E’ quello che gli abbiamo detto, senza che ciò sembrasse disturbarlo, lo scrive esplicitamente.
Ed il cardinale prosegue: “Harnack, lo sappiamo, ha interpretato il Sillabo come una sfida al suo secolo; la verità, è che esso ha tracciato una linea di separazione davanti alle forze determinati del XIX secolo.”
Quali sono “le forze determinanti del XIX secolo”? Di sicuro la rivoluzione francese con tutta la sua opera di distruzione. Queste “forze determinanti”, il cardinale le definisce egli stesso come “concezioni scientifiche e politiche del liberalismo”. E prosegue “Nella controversia modernista, questa doppia frontiera è stata ancora una volta rinforzata e fortificata”.
“Da allora, senza dubbio, si erano modificate molte cose. “La nuova politica ecclesiastica di Pio XI aveva instaurato una certa apertura riguardo alla concezione liberale dello Stato. L’esegesi e la storia della Chiesa, in una lotta silenziosa e perseverante, avevano adottato sempre più i postulati della scienza liberale, e d’altra parte il liberalismo si era visto nella necessità, nel corso dei grandi sconvolgimenti politici del XX secolo, di accettare delle correzioni notevoli.”
“Perciò, innanzitutto nell’ Europa centrale, l’attaccamento universale, condizionato dalla situazione, alle posizioni assunte dalla Chiesa ad iniziativa di Pio IX e di Pio X contro il nuovo periodo della storia aperto dalla rivoluzione francese, era stato in larga misura corretto via facti, ma una determinazione fondamentale nuova dei rapporti con il mondo come si presentava dal 1789 mancava ancora.”
Questa determinazione fondamentale sarà quella del Concilio.
“In realtà, continua il cardinale, nei paesi a forte maggioranza cattolica, regnava ancora largamente l’ottica di prima della rivoluzione: quasi nessuno oggi contesta più che i concordati spagnolo ed italiano cercassero di conservare fin troppe cose di una concezione del mondo che da molto tempo non corrispondeva più ai dati reali. Allo stesso modo quasi più nessuno può contestare che a questo attaccamento ad una concezione scaduta dei rapporti tra la Chiesa e lo Stato corrispondessero degli anacronismi simili nel campo dell’educazione, e dell’atteggiamento da assumere riguardo al metodo storico critico moderno.”
Si precisa così il vero spirito del cardinale Ratzinger che aggiunge: “ Solo una ricerca minuziosa dei diversi modi in cui le varie parti della Chiesa hanno compiuto la loro accettazione del mondo moderno poteva districare la rete complessa delle cause che hanno contribuito a dare la sua forma alla costituzione pastorale, ed è solo in questo modo che si potrebbe far luce sul dramma della storia della sua influenza”.
“Accontentiamoci di constatare che il testo svolge il compito di un contro-Sillabo nella misura in cui rappresenta un tentativo per la riconciliazione ufficiale della Chiesa con il mondo come era diventato dopo il 1789”.
Tutto ciò è chiaro e corrisponde a quello che non abbiamo smesso di affermare. Noi rifiutiamo, noi non vogliamo essere gli eredi del 1789!
“Da un lato, solo questa visione, chiarisce il complesso di ghetto di cui abbiamo parlato all’inizio; (la Chiesa un ghetto!) e da un altro lato, solo essa permette di capire il senso di questo strano faccia a faccia della Chiesa con il mondo: per “mondo” s’intende, in fondo, lo spirito dei tempi moderni, di fronte al quale la coscienza di gruppo nella Chiesa si percepiva come un soggetto separato che, dopo una guerra sia calda che fredda, ricercava il dialogo e la cooperazione.”
Siamo costretti a constatare che il cardinale ha perso completamente l’idea dell’Apocalisse della lotta tra il vero e l’errore, tra il bene ed il male. Oramai, si cerca il dialogo tra il vero e l’errore. Non si può capire la stranezza di questo faccia a faccia tra la Chiesa ed il mondo.
Dopo, il cardinale definisce così il suo pensiero: “La Chiesa ed il mondo, è come il corpo e l’anima.” – “Beninteso, bisogna aggiungere che il clima di tutto il processo era contrassegnato in modo decisivo da “Gaudium et spes”. Il sentimento che non sarebbe più dovuto esistere un muro tra la Chiesa ed il mondo, che ogni “dualismo”: corpo-anima, Chiesa-mondo, grazia-natura e perfino, in fin dei conti, Dio-mondo fosse nocivo: questo sentimento divenne sempre più una forza distruttrice per tutto”.
Il cardinale Ratzinger è a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede, l’ex Sant’Uffizio. Con una simile espressione di pensiero che cosa possiamo sperare per la Chiesa da colui che nonostante ciò ha il ruolo di difendere la Fede?
Quanto al Papa, in un altro modo, ha lo stesso pensiero. Senza dubbio è polacco, ma il fondamento delle idee è il medesimo. Sono gli stessi principi, la stessa formazione ad animarlo. E’ la ragione per cui non provano né vergogna , né orrore facendo quello che fanno mentre noi, noi ne siamo spaventati. La religione, come abbiamo visto, nel liberalismo, nel modernismo, è un sentimento interno.
Così fin dal giorno in cui, a dispetto del diritto, siamo stati colpiti da Mons. Mamie, sostenuto da Roma, non ne abbiamo tenuto conto e apparentemente abbiamo disobbedito. Ma, era nostro dovere disobbedire, perché volevano calarci nello spirito del 1789, lo spirito del liberismo, lo spirito del contro-Sillabo. Noi abbiamo rifiutato e continuiamo a rifiutare. Sono degli uomini, come il cardinale Villot, imbevuti di quel liberalismo, è questa Roma liberale che ci hanno condannato. Ma agendo così hanno condannato la Tradizione, la Verità.
Noi abbiamo rifiutato questa condanna perché la consideriamo nulla e ispirata dallo spirito modernista. Ciò che facciamo e che continuiamo a fare altro non è che agire per la salvaguardia della Tradizione. Quindi ci siamo trovati in una situazione di apparente disobbedienza legale, ma abbiamo continuato a ordinare sacerdoti, a dare sacerdoti ai fedeli per la salvezza delle loro anime. Costoro hanno esercitato ed esercitano il loro ministero sempre sotto una parvenza di disobbedienza alle prescrizioni della legge. E continueremo finché il Buon Dio lo riterrà utile.
Non siamo noi a creare questa situazione della Chiesa che si aggrava sempre più in condizioni stupefacenti. Nessuno avrebbe potuto immaginare dieci anni fa, prima dell’avvento di papa Giovanni Paolo II, che un Sommo Pontefice un giorno avrebbe fatto questa cerimonia di Assisi. Non ne avrebbe mai avuto nemmeno l’idea. Nessuno avrebbe pensato che sarebbe andato alla Sinagoga e che vi avrebbe tenuto quel discorso abominevole. Nessuno l’avrebbe immaginato. Così come non si sarebbe mai potuto concepire ciò che ha fatto in India. Tutto ciò sarebbe parso inconcepibile.
Noi vogliamo continuare la Chiesa
Allora, noi che siamo innestati nella Chiesa, che abbiamo ricevuto le approvazioni ufficiali dalla Chiesa, noi vogliamo continuare la Chiesa, continuare il Sacerdozio, salvare le anime.
Che mi si capisca ben, io non affermo che la Fraternità sia la Chiesa, ma noi siamo della Chiesa, come lo sono stati i Sulpiziani, i Lazzaristi, le Missioni straniere e tanti altri. Siamo stati riconosciuti come tali e lo restiamo. Non vogliamo cambiare.
C’è solo una Chiesa, di cui siamo un ramo potente, pieno di linfa, approvato dalla Chiesa assolutamente come le altre Società lo sono state un tempo e che adesso –ahimè- stanno in gran parte morendo di morte naturale.
La Fraternità Sacerdotale San Pio X è stata suscitata provvidenzialmente, crediamo, dal Buon Dio per essere un faro, una luce nel mondo intero per salvare il vero sacerdozio il vero Sacrificio della Messa, la Dottrina e la Tradizione della Chiesa e la Verità per portare la salvezza delle anime. Viviamo in un tempo davvero eccezionale e, noi pensiamo, apocalittico, dobbiamo supplicare il Buon Dio, pregare san Pio X nostro patrono, per ricevere grazie che ci fortifichino.
Il Buon Dio mi ha quasi costretto a fondare la Fraternità, a realizzare quest’opera, che nel suo sviluppo sembra proprio aver ricevuto la Sua benedizione. Negare questo, sarebbe negare l’evidenza. Tutto il mondo lo può constatare.
Molti dei nostri sacerdoti ora hanno più di otto, dieci anni di sacerdozio ed il numero di cattolici che gravitano intorno a loro e sono felici di averli è notevole. Quante volte ricevo delle lettere o dei complimenti quando passo nei priorati: “Ah, Monsignore, i suoi sacerdoti! Per fortuna che abbiamo i suoi sacerdoti! Quanto bene ci fanno. Aiutano noi, così come le nostre famiglie, a rimanere cattolici. Quanto ve ne siamo grati!”
Come non constatare l’azione della Provvidenza quando vediamo queste vocazioni che vengono da ogni parte, e ciò malgrado gli attacchi e le azioni sovversive per tentare di demolirci. Non ci sono dubbi, il diavolo fa di tutto ciò che è in suo potere per dividerci, per disgregarci, è chiaro. Sfortunatamente, in una certa misura, ci è riuscito: sono troppi quelli che ci hanno abbandonato. Io ho ordinato trecentosei sacerdoti da quindici anni, di cui cinquantasei per le comunità o i monasteri amici. Naturalmente i primi anni, ci sono state molte ordinazioni. Le prime ordinazioni importanti sono cominciate nel 1975. In undici anni, è comunque una cifra considerevole e ciò nonostante tutte le opposizioni, le persecuzioni contro i nostri seminari, e anche lo scoraggiamento provocato nei seminaristi e che alcuni sono riusciti a distogliere dalla propria vocazione.
Restiamo uniti, coraggiosi, siamo saldi, continuiamo. Il Buon Dio ci benedirà certamente. Non dobbiamo temere e tremare, ma rimanere risoluti nel difendere e trasmettere la nostra Fede
Louis Villot diceva: “Due potenze vivono e sono in lotta nel mondo: la Rivelazione e la Rivoluzione”.
Noi abbiamo scelto di conservare la Rivelazione, mentre la nuova Chiesa conciliare ha scelto la Rivoluzione.
La ragione dei nostri venti anni di lotta risiede in questa scelta.
Preghiamo, domandiamo alla Santissima Vergine, alla nostra Regina, cui la nostra Fraternità è consacrata, di aiutarci.
Mons. Marcel LEFEBVRE
(Fideliter n° 55 di gennaio-febbraio 1987)
Note
- Lettera di Mons. Charrière del 6 giugno 1969 autorizzante la fondazione di un seminario e del 1° novembre 1970 erigente la Fraternità nella diocesi di Friburgo a titolo di Pia Unio.
- Canone di Diritto penale, n° 2261.
- Canone 1098 e 209.