La Chiesa, in questa festa commovente della Purificazione, rappresenta l’incontro di Nostro Signore con il vecchio Simeone grazie all’evocazione della luce. Essa vuole che meditiamo in modo del tutto particolare su Nostro Signore, luce del mondo, luce dei Gentili. Ce lo insegna con la liturgia, non solo nella festa della Purificazione, ma durante tutta la nostra vita cristiana.
Ci ha già messo in mano, nel nostro battesimo, un cero illuminato, tramite il nostro padrino e la nostra madrina che ci rappresentavano. Quel cero simbolizzava lo Spirito Santo che veniva ad abitare nelle nostre anime. Durante l’anno liturgico, ci sono altre cerimonie in cui si utilizza un cero. Così, la Chiesa domanda al sacerdote di benedire il cero pasquale la notte tra il Sabato Santo e la Domenica di Pasqua. Il sacerdote contrassegna in modo particolare quel cero su cui si trovano cinque grani di incenso disposti a forma di croce. Quel cero resta con noi come la luce delle nostre anime per settimane, fino all’Ascensione. È perché veramente Nostro Signore è la luce delle nostre anime. Allo stesso modo, la Chiesa domanda a tutti quelli che si preparano all’ordinazione di portare in mano un cero acceso, per manifestare il desiderio di essere animati dalla luce di Nostro Signore Gesù Cristo e dalla sua carità.
Gesù è la luce della verità. Egli è Dio, e Dio è verità. Nella sua santa anima, Gesù aveva la visione beatifica. È quella visione beatifica che riceve la Chiesa. La Chiesa trionfante partecipa alla visione beatifica della santa anima di Gesù. Quaggiù non abbiamo che la fede. Ora è la Chiesa che ha ricevuto da Nostro Signore la missione di trasmettere la fede, la verità. È il suo compito più intimo, più profondo, più necessario. Senza la fede, la Chiesa cattolica non è niente. Senza la verità di Nostro Signore Gesù Cristo, non c’è più Chiesa cattolica. Gesù vuole che le verità di fede si trasmettano di generazione in generazione tramite la Chiesa. Di conseguenza, sarà compito vostro, ed è proprio ciò che dicevano gli apostoli: “Noi saremo liberi per la preghiera e il ministero della parola” (At 6,4). Essi hanno costituito dei diaconi per potersi dare interamente alla preghiera e al ministero della parola per trasmettere la verità. Ecco il compito degli apostoli.
“Voi siete la luce del mondo” (Mt 5,14). Se Nostro Signore chiede, a tutti noi, di essere la luce del mondo, noi dobbiamo essere simili a lui perfettamente. Dobbiamo esserlo soprattutto con la fede, ma anche con le azioni, con la carità, perché Nostro Signore aggiunge: “Non si mette la luce sotto il moggio. Bisogna che essa illumini il mondo affinché gli uomini, vedendo le vostre opere, rendano gloria a Dio” (Mt 5, 15-16)
Tratto da: Omelie di Mons. Lefebvre a Ècône per il 2 febbraio, in Santità e Sacerdozio