Proponiamo alla lettura un testo di Padre Garrigou Lagrange, che fu uno dei più grandi cattolici tomisti contemporanei, tratto dal suo trattato di spiritualità Le tre età della vita interiore (T I cap. VIII). Esso è di una stridente attualità e ricorda che la vera carità deve portarci ad essere misericordiosi con il peccatore ma non con il peccato.
«Esiste una falsa carità, fatta di colpevole indulgenza e di debolezza, come la dolcezza di coloro che non urtano nessuno perché hanno paura di tutti. Vi è anche una presunta carità fatta di sentimentalismo umanitario che cerca di farsi approvare dalla vera e che spesso, per il suo contatto, la inquina.
Uno dei principali conflitti dell’ora presente è quello che si erge fra la vera e la falsa carità. Quest’ultima fa pensare ai falsi cristi di cui parla il Vangelo; essi sono più pericolosi prima di essere smascherati che quando si fanno conoscere per veri nemici della Chiesa.
Optima corruptio pessima, la peggior corruzione è quella che si attacca in noi a ciò che vi è di migliore, alla più alta virtù teologale.
Il bene apparente che attira il peccatore è infatti tanto più pericoloso quanto è simulacro di un bene più elevato; come per esempio l’ideale dei pancristiani che cercano l’unione delle chiese a detrimento della fede che questa unione suppone.
Se quindi per stupidità o per codardia coloro che dovrebbero rappresentare la vera carità approvano in qualche cosa ciò che afferma la falsa, ne può risultare un male incalcolabile, ancora maggiore a volte di quello che farebbero dei persecutori dichiarati, con i quali è manifesto che no si può avere più niente in comune».