di don Elias Stolz
“Magna sententia… ut sit in hominis anima amor ut pereat, odium ne pereat…” “Felices qui oderunt custodiendo, ne perdant amando…” Sant’Agostino, in modo quasi poetico, parla della santificazione! Dobbiamo amare in noi quello che ha fatto Dio e odiare quello che è nostro, cioè il peccato. Colui che ama la propria vita in modo disordinato, cercando la propria felicità solo su questa terra, o in piaceri puramente sensuali, rischia seriamente di perdere di vista il fine per il quale è stato creato e di non raggiungerlo…
Quante persone si escludono dalla felicità infinita scegliendo un bene passeggero e destinandosi così alle pene eterne! Dobbiamo eliminare in noi i frutti della colpa originale, uccidere il “vecchio uomo” per far vivere e crescere quello “nuovo”! Questo significa combattere le cattive tendenze, il disordine nell’anima e impegnarci per far crescere in noi la grazia! Si tratta quindi di odiare in noi tutto ciò che riguarda il peccato e amare invece quello che riguarda la grazia. È questa la nostra grande missione, il motivo per cui ci troviamo qui su questa terra!
Certamente, ci scoraggeremmo se dovessimo raggiungere con le sole nostre forze questo fine così al di sopra delle nostre capacità, perché da soli non possiamo procurarci i mezzi necessari. Dio però ci ha dato in mano questi mezzi… Sta a noi usarli con fiducia e zelo, nutrendo costantemente nelle nostre anime il desiderio del Paradiso. Anche il peccatore più grande può raggiungere la santità se con cuore pentito si rivolge a Dio, confessa i suoi peccati e conduce una vita da cristiano! Un esempio è proprio il sopra citato sant’Agostino; egli era lontano dalla fede e divenne un grande santo.
I mezzi principali di santificazione sono i sacramenti e la Santa Messa! Dobbiamo affiancare questi però con la preghiera e la penitenza! La Santissima Vergine ripeté nelle grandi apparizioni di Lourdes e Fatima la necessità di pregare e di fare penitenza per la conversione dei peccatori.
Possiamo approfittare del periodo quaresimale per progredire nella nostra santificazione, in modo particolare con la preghiera e la penitenza! Considerando la nostra miseria e le richieste della Madre di Dio da un lato, e i grandi frutti che possiamo ricavarne dall’altro, dovremmo abbracciare questo santo esercizio con cuore gioioso, come dono di Dio e periodo di grandi grazie.
San Bernardo afferma: “La mortificazione è conformazione a Cristo, è il necessario martirio quotidiano di chi crocifigge le proprie passioni disordinate, a maggior gloria di Dio”.
“Bisogna morire affinché Dio viva in noi. È impossibile arrivare all’unione dell’anima con Dio per un’altra strada che non sia la mortificazione. Queste parole sono dure, ma saranno seguite da una grande dolcezza, poiché non si muore a se stessi che al fine di essere uniti a Dio mediante questa morte”. (card. Mercier)
Dovremmo quindi con entusiasmo entrare nel periodo della Quaresima sapendo che ci renderà conformi a Nostro Signore. I grandi santi dell’Antico Testamento, come Mosè ed Elia, che digiunarono per 40 giorni e 40 notti, precedono il futuro Redentore che a sua volta ha digiunato per ben 40 giorni per essere d’esempio e mostrarci un mezzo sicuro per la salvezza. Possiamo e dobbiamo imitarlo per diventare simili a lui, sapendo che il Verbo Incarnato ha santificato quest’esercizio!
L’Imitazione di Cristo ci insegna: “I vostri progressi nella virtù saranno proporzionati alla violenza che saprete farvi”
La mortificazione cristiana è un vero e proprio arricchimento. Rinneghiamo noi stessi, poiché non siamo altro che polvere e cenere, e facciamo posto a Gesù Cristo. Rinunciamo a cose transitorie per ottenere un premio interminabile.