“Itinerario Spirituale.
Seguendo San Tommaso d'Aquino nella sua Somma teologica.”
brani scelti
Capitolo VI - Gesù Cristo - Per mezzo del quale si realizza il ritorno dell'uomo a Dio (C)
L’ornamento di quel santuario che è Gesù, non si limita alle tre grazie di cui abbiamo parlato, ma l’unione della persona del Verbo con l’anima umana di Gesù le conferisce il privilegio unico della visione beatifica fin dall’istante della sua creazione.
Certamente Gesù-Dio non ha affatto bisogno di questa scienza, perché la sua scienza divina supera infinitamente la scienza della visione beatifica; ma il Creatore di tutte le cose, avendo voluto assumere personalmente un’anima e un corpo umani, assunse le loro facoltà di sapere e di conoscere e le portò alla loro più grande perfezione possibile. È così che l’anima di Gesù possedette la visione beatifica, la scienza infusa degli angeli e la scienza sperimentale degli uomini, e le possedette nel grado più perfetto che possa essere dato alla creatura angelica e alla creatura umana. «Cosi fin dal primo istante, il Figlio di Dio incarnato poté vedere con la sua natura umana nel Verbo divino, che era Lui stesso, tutto, e tutto in tal modo che non c’è niente che in qualche modo sia nel presente, o che sia stato nel passato, o che debba essere un giorno nel futuro, si tratti di azioni, di parole, di pensieri, riferentesi a chiunque e in qualunque tempo che il Figlio di Dio incarnato non abbia conosciuto, fin dal primo istante della Sua Incarnazione, con la sua natura umana alla quale si era unito ipostaticamente nel Verbo divino che Egli era" (cfr. IIIa q. 10 a.2 et 4).
Queste realtà divine realizzate in Gesù Cristo, illuminano le relazioni intime e personali di Gesù con tutti gli spiriti creati nel Cielo e sulla terra. Anche nella sua anima umana Gesù ci conosce tutti e in ogni dettaglio della nostra vita, nulla Gli sfugge, né come Creatore né come Salvatore. E questa conoscenza genera un amore senza limiti per le anime che si rivolgono a Lui, si danno a Lui e compiono la sua volontà. La Sua anima desidera ardentemente comunicare ad esse la sua gloria. Per questo Gesù sarà il giudice di tutte le anime.
Prendiamo conoscenza di queste realtà, della necessità assoluta di offrirci a Gesù, come dicono le preghiere dell’Offertorio della Messa, e di vivere incessantemente questa offerta. Facciamo parte volentieri di quel «quotquot autem receperunt eum» per essere suoi figli: «dedit eis potestatem filios Dei fìeri»![1] Queste poche parole pesano enormemente nella storia delle anime. Sono eternamente efficaci e separeranno i giusti dagli iniqui. Gesù non è facoltativo: «Qui non est mecum, contra me est – Chi non è con me è contro di me». È proprio questo l’errore fondamentale della libertà religiosa, dell’ecumenismo.
Le conseguenze dell’unione del Verbo di Dio, di Dio stesso con un’anima e un corpo umano, oltre a quanto abbiamo appena detto in queste ultime pagine, sono tali che esse fanno veramente di questa creatura umana un soggetto unico nel suo genere, più divino che umano, più spirituale che corporale, e tutta la vita di Nostro Signore lo prova. Egli vive più in Cielo che sulla terra, poiché Egli è il Cielo. La sua Persona ha ogni potere sulla sua anima e sul suo corpo, fino a separarli e riunirli come Egli vuole e quando vuole. La sua gloria, la sua potenza, la sua santità, la sua sapienza, il perdurare della missione eterna ricevuta dal Padre nell’esatta realizzazione della sua temporale missione di salvezza, tutto ciò traspare nella sua vita, nei suoi atti, nelle sue parole.
È quel che San Tommaso svela dettagliatamente studiando tutte le tappe della vita di Gesù e dei suoi misteri fino all’Ascensione.
La meditazione della vita di Gesù, in tutti i suoi particolari, ci pone poco a poco nell’atmosfera del reale e ci fa uscire da quella abituale dell’illusione nella quale noi viviamo senza rendercene conto. Il peccato e le conseguenze del peccato sono riusciti a creare un mondo di miraggi, di illusioni, di errori, a tal punto che gli uomini finiscono per abituarsi a questo mondo sensibilizzato, sensualizzato, umanizzato e non arrivano a rendersi conto che tutto ciò è vanità ed è effimero in rapporto alla vera vita spirituale e soprannaturale, alla vita eterna. La santa e ammirabile vita di Gesù è un richiamo costante a realtà spirituali e divine, le sole valide e stimabili, le sole eterne. Tutto in Gesù è ritorno a Dio, al vero, al reale, alla sapienza e alla santità.
Che noi possiamo convincerci sempre più della necessità di seguire Gesù, così come Egli domanda ai suoi discepoli! «Si quis sequitur me non ambulat in tenebris – Colui che mi segue non cammina nelle tenebre». «Se qualcuno vuole essere mio discepolo porti la sua croce e mi segua». Non c’è dunque altra scelta: o seguire Gesù o unirsi a Satana.
Niente di sorprendente se Gesù soffre nel vedere uomini che preferiscono le tenebre alla Luce, e che Luce! Quella che ha creato il mondo, che lo mantiene nell’esistenza, che illumina ogni uomo che viene in questo mondo, che gli dà la Luce della salvezza e della gloria eterna! Ma gli uomini preferiscono le tenebre del mondo, di questo mondo che è contro Nostro Signore, di questo mondo della carne, del denaro, dell’egoismo, dell’orgoglio, anticamera dell’Inferno.
Prima di finire di parlare della persona di Gesù Cristo, per applicarci a comprendere la sua opera redentrice di salvezza e a meditare sui mezzi che Gesù ha istituito per comunicarci nuovamente la grazia della salvezza, sforziamoci di imprimere in maniera indelebile nel nostro spirito l’immagine reale e vivente di Gesù, che deve illuminare e orientare tutta la nostra vita. Ecco la sintesi del Padre Pègues nel suo catechismo (pag. 411):
«Sì! quando si dice Gesù Cristo si designa il Figlio unico di Dio che essendo da tutta l’eternità con suo Padre e lo Spirito Santo il medesimo, solo ed unico vero Dio, per mezzo del Quale tutte le cose sono state create e che le conserva e le governa da Padrone Supremo, nel tempo si è rivestito della nostra natura umana, a causa della quale Egli è veramente uomo come noi, pur continuando ad essere con il Padre e lo Spirito Santo lo stesso Dio che Egli è fin dall’eternità; la qual cosa determina nella sua natura umana e Gli assicura in quanto uomo come noi, privilegi di grazia in qualche modo infiniti, al primo posto dei quali brilla la sua qualità di Salvatore degli uomini, e che Lo costituiscono, in quanto uomo, Mediatore unico tra Dio e gli uomini, Sommo Sacerdote, supremo Re, Profeta senza eguali, Capo e Testa di tutta la schiera degli eletti, angeli e uomini, i quali tutti formano il suo vero Corpo mistico».
[1] «A tutti quelli che L’hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio» (Gv. 1,12).