mons. Lefebvre DVDItinerario Spirituale.

Seguendo San Tommaso d'Aquino nella sua Somma teologica.

brani scelti

 

Capitolo X - I fini ultimi - (A)

Con l’Assunzione della Vergine Maria, oltrepassiamo i limiti che separano il mondo terrestre da quello celeste.

Certamente, dal momento che la Misericordia divina si è manifestata in mezzo a noi nella persona del Verbo incarnato, innumerevoli grazie legano il mondo celeste al mondo terrestre, ma sappiamo tuttavia che per ciascuno di noi, malgrado le grazie di tutti i sacramenti, rimane una conseguenza del peccato originale, alla quale nessuno sfugge: la morte. Ma non è forse vero che per i Cristiani la morte di Nostro Signore addolcisce il rigore di questa pena, di questo castigo? Con Lui moriamo e con Lui viviamo; con Lui ancora vivremo e risusciteremo.

Tutta la vita della fede e della grazia ci insegna a rivolgerci verso le cose celesti: «Terrestria contemnere et amare cœlestia!». Quante volte le preghiere liturgiche ce lo ripetono! «Disprezzare le realtà di questo mondo e amare le celesti». San Paolo ce ne dà la ragione: le prime sono passeggere, le seconde sono eterne. La morte dunque ci fa passare da questo mondo effimero al mondo spirituale, poiché anche i corpi risuscitati saranno spiritualizzati: «Seminatur corpus animale, surget corpus spiritale – È seminato un corpo animale, risorgerà un corpo spirituale" (1Cor. 15,44).

Per questo i fini ultimi ci debbono interessare al di sopra di tutto, tanto più che tutte le nostre azioni quaggiù preparano l’eternità futura. Vivere nell’indifferenza o nell’incoscienza di questi fini ultimi è da insensati. È questo il motivo fondamentale dell’Incarnazione e della Redenzione: il ritorno a Dio per mezzo di Gesù Cristo; è l’essenziale della Somma teologica di San Tommaso, poiché è l’essenziale della nostra ragion d’essere: essere di Dio per sempre. Di qui la grande necessità di ritornare costantemente nelle nostre prediche sui fini ultimi. Gli Esercizi di Sant’Ignazio e tutti i ritiri non hanno altro scopo: salvare le nostre anime santificandole per mezzo di Gesù Cristo.

Tutti gli scritti ispirati del Nuovo Testamento non hanno altro fine che quello di renderci attenti a conseguire la vita eterna e a farci evitare la dannazione. Tutta la liturgia della Chiesa ci circonda, ci accompagna, ci nutre per pervenire al fine essenziale. Tutto il suo spirito missionario è orientato all’invio dei pastori: «Euntes, docete... Ite ad vineam meam".

L’insegnamento della Chiesa, come quello di Nostro Signore, sui fini ultimi è categorico e chiaro, quantunque le loro modalità rimangano ancora misteriose. La certez­za della nostra salvezza, il numero degli eletti e dei dannati, il modo in cui avviene il Giudizio personale nell’istante della nostra morte, la natura esatta del Purgatorio, la sua durata allorché non siamo più sottomessi al tempo, la condizione degli eletti prima del Giudizio universale e della Risurrezione sono altrettante situazioni ancora misteriose per noi; tuttavia noi sappiamo, e questo è l’essenziale, che la felicità riservata agli eletti supera ogni immaginazione e che l’Inferno è un luogo di atroci tormenti.

 


 


 


 

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