Gender neutro

di Lupo Glori

Nelle scorse settimane, il blog “27esimaora” del “Corriere della Sera”, ha  anticipato la tendenza della moda dei prossimi mesi: lo stile neutro, la cosiddetta “Gender fusion” o “Fusion des genres”. Prepariamoci a visitare grandi magazzini nei quali accanto ai tradizionali reparti uomo e donna troveremo il moderno reparto neutro dedicato a coloro che non si riconoscono nei vecchi stereotipi di maschio e femmina.

Maria Teresa Veneziani ci racconta, infatti, come «il prossimo inverno le donne vestiranno con cappotti e gilet dai tessuti maschili, che più virili non si può: flanella, gessati, magari arricchiti con tocchi gentili come frange di piume e jais.(…..) L’osmosi tra i sessi è inesorabile. Gli stilisti l’hanno intercettata e offrono il loro contributo. Questa volta, però, lavorano sull’uomo, seducendolo con materiali e dettagli fino a ieri ritenuti prettamente femminili. (….) Oggi vedere in giro un uomo con la borsa o scarpe estrose è considerata una cosa normale. Prima quantomeno eri eccentrico».
L’autrice dell’articolo sottolinea con evidente soddisfazione come il dibattito sul genere, «sarà preistoria per i bambini francesi che frequenteranno le prime 500 scuole primarie in cui parte il programma di parità dei giochi: bambole e macchinine a disposizione di tutti».
 
In Francia, infatti, con l’entrata in vigore della legge Taubira voluta dal presidente Francais Hollande è in atto una vera e propria rivoluzione culturale che ha tra i suoi obiettivi primari quello di educare le nuove generazioni alla nuova antropologia fondata sulla teoria di genere. Programmi educativi già sperimentati in paesi come la Svezia dove è stata istituito l’asilo Egalia, di cui proprio il “Corriere della Sera” on-line ha parlato in un articolo di Eva Perasso del 29 giugno, nella quale non ci sono né bambini né bambine. A Egalia tutti vengono chiamati con il pronome neutro e nulla all’interno deve richiamare agli ormai superati stereotipi maschili o femminili in nome di una scelta di genere libera da condizionamenti esterni.
 
Quindi via i colori che da sempre hanno identificato i maschi e le femmine, il blu e il rosa e bando a giochi, fiabe e tutto ciò che ostacoli una libera e consapevole autodeterminazione della propria sessualità. «Alla base del progetto di Egalia sta la lotta alla discriminazione sessuale. I bimbi, tutti da 1 a 6 anni, non vengono chiamati a seconda del loro sesso ma sono appellati indistintamente con il nome “friend”, amico/a, e per dire “lui” o “lei” viene usato il pronome neutro svedese «hen», inesistente nel vocabolario svedese ma usato nei circuiti femministi ed omosessuali. I giochi e i libri sono mischiati, nella tipologia e nei colori, senza creare aree spiccatamente femminili separate da zone maschili».
 
L’autrice dopo aver ricordato come anche «l’oncologo Umberto Veronesi da tempo annuncia un futuro tendente alla parità “anche ormonale”. Un fenomeno “antropologico”, causato dal cambiamento dei ruoli familiari e sociali che hanno portato a una modificazione biologica» conclude l’articolo citando il sociologo Éric Frassin, il quale afferma che «quello che è in causa, è l’eterosessualità in quanto norma. Dobbiamo cominciare a pensare a un mondo in cui sarà l’eterosessualità a non essere normale». Tale visione capovolge quindi il modello naturale di famiglia basato sull’unione tra un uomo e una donna per imporre una nuova società “ricostruita” nella quale la famiglia sarà polimorfa (allargata, monoparentale, omoparentale). Con lo stile neutro anche nella moda si afferma dunque un’ideologia gender che sovverte la persona umana negando la sua natura pre-costituita in nome di una falsa autodeterminazione dell’individuo. Alla faccia della realtà…
 
Fonte: www.corrispondenzaromana.it

 

 

 

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