Il governo Letta-Alfano promuove e finanzia con 10 milioni di euro la cultura del gender. Tale provvedimento arriva quando e come meno te lo aspetti, attraverso il decreto scuola, promosso dal ministro per l’Istruzione, università e ricerca, Maria Chiara Carrozza, che, giovedì 31 ottobre 2013, ha ottenuto il via libera dalla Camera dei deputati con i voti favorevoli di Pd e Pdl, il parere contrario di Lega nord e Fratelli d’Italia e l’astensione di Sel e Movimento Cinque stelle, in attesa di essere votato al Senato.
Bonus maturità, tagli alla durata dei corsi di specializzazione, sviluppo della cultura digitale, promozione del rispetto del corpo e della salute, lingua inglese dalla scuola materna, orientamento permanente per gli studenti misure per interventi di edilizia scolastica, rilancio della formazione artistica, musicale e coreutica e dulcis in fundo promozione dell’ideologia di genere all’interno del sistema educativo italiano.
La bozza del decreto legge voluta fortemente dalla titolare del MIUR all’articolo 16 parla chiaro, esponendo i sette differenti punti obiettivo di tale finanziamento dichiarando, che «al fine di migliorare il rendimento della didattica, con particolare riferimento alle zone in cui è maggiore il rischio socio-educativo e potenziare le capacità organizzative del personale scolastico, è autorizzata per l’anno 2014 la spesa di euro 10 milioni, oltre alle risorse previste nell’ambito di finanziamenti di programmi europei e internazionali, per attività di formazione e aggiornamento obbligatori del personale scolastico». In particolare alla lettera d, appellandosi al decreto che ha preparato il terreno a tale decisione, la cosiddetta “legge sul femminicidio” approvata lo scorso 14 agosto, viene specificato come tali fondi saranno indirizzati «all’aumento delle competenze relative all’educazione all’affettività, al rispetto delle diversità e delle pari opportunità di genere e al superamento degli stereotipi di genere, in attuazione di quanto previsto dall’articolo 5 del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119».
Come se non bastasse, come riporta il “Corriere.it” del 1 novembre 2013, il governo ha anche accolto un ordine del giorno «che introduce il rispetto del codice delle pari opportunità nei libri di testo: mai più didattica che rischi di discriminare o offendere, per capirci». Infatti, prosegue il giornalista del “Corriere.it” «la scuola non serve solo a imparare nozioni, ma ad acquisire un pensiero aperto e rispettoso», poco importa se tale pensiero è il pensiero unico di genere che non ammette contraddittorio.
Nel mezzo del sempre acceso dibattito attorno alla legge sull’omofobia, il governo delle larghe intese fa passare, dunque, sotto silenzio, tra le pieghe del decreto scuola, la promozione e la diffusione del’ideologia di genere all’interno del sistema scolastico italiano decidendo di mettere a disposizione, in tali tempi di crisi economica, ben 10 milioni di euro che serviranno unicamente a favorire e diffondere ancora di più traumi e danni psicologici tra le nuove incolpevoli generazioni.
Fonte: www.prolifenews.it