La quinta edizione della Marcia per la vita tenutasi il 10 maggio 2015 ha visto la partecipazione di un numeroso gruppo della Fraternità San Pio X, soprattutto di giovani. Insieme ad altre circa quarantamila persone i fedeli hanno camminato per le strade principali di Roma, con cartelli e striscioni, per ricordare a un mondo spesso superficiale e indifferente che abortire non è un diritto.
Il punto di ritrovo della marcia è stato Via della Conciliazione: lì, prima della partenza, si sono succedute sul palco allestito per l’occasione alcune donne chiamate a raccontare le loro storie. Tra loro, alcune avevano scelto l’aborto come una facile soluzione, per poi scoprire che non ci si libera di un bambino così facilmente, e avevano da allora dovuto lottare con i loro fantasmi e i loro rimorsi.
Altre avevano scelto di portare a termine una gravidanza difficile, per veder nascere e poco dopo morire il loro bambino, in nome della vita e della fede. Si, perché il filo rosso che univa le storie di tutte queste donne era la Fede, per molte di loro rifugio dopo l’esperienza devastante dell’aborto. Dopo gli interventi, la marcia è partita sotto il sole del pomeriggio. Giovani, famiglie, sacerdoti e cardinali: non mancava nessuno. Sui cartelli e gli striscioni si leggevano gli slogan più vari: da “L’utero è mio, decide Dio” fino ad “Abortire la 194”. Nel gruppo della Fraternità Don Emanuele guidava il rosario, che ha accompagnato i fedeli durante tutta la marcia, unendo alla forza della testimonianza quella ancora più grande della preghiera.
Apriva la marcia un grande Crocefisso: mai come quest’anno infatti la marcia si è svolta sotto il segno della Croce di Nostro Signore. La ricorrenza annuale di questa testimonianza mostra la tenacia dei valori e delle speranze di tutti coloro che vi partecipano. Alla fine della marcia, accanto al circo Massimo, insieme ai ringraziamenti è stata espressa la speranza che i partecipanti alla manifestazione possano aumentare sempre, per rendere visibile la ferma opposizione che molti fanno all’aborto.
La vita non è una scelta: è un dono. Una madre è chiamata a custodire la vita per nove mesi, ma custodire non vuol dire poterne abusare. L’aborto non è un diritto, ma un omicidio. Questo è quello che si è voluto ricordare camminando per le strade della capitale, e la Fraternità si è senz’altro unita a quest’iniziativa, con i rosari stretti nelle mani, ad ogni grano ricordando una vita spezzata troppo presto, proprio nel luogo in cui nessun pericolo avrebbe dovuto poterla sfiorare.