Un interessante articolo di Andrea Galli, pubblicato venerdì 16 gennaio u.s. sul quotidiano vicino alla Conferenza Episcopale Italiana “Avvenire”, mostra ancora una volta l’identità della Massoneria e la sua irriducibile opposizione alla fede cristiana e al Vangelo.
Maurice Caillet, racconta il giornalista, nacque nel 1933 in Bretagna e fu educato in una famiglia anticlericale che istillò nel bambino disprezzo «verso ogni cosa che sapesse anche vagamente di cattolico».
Dopo la laurea in medicina, il dott. Caillet decise di aderire a quelle associazioni che promuovevano l’aborto e la sua completa depenalizzazione, oltre alla contraccezione e all’immoralità. Nel frattempo, da buon laico e repubblicano, divorziò e si iscrisse alla libera muratoria, cioè alla Massoneria, proprio nel fatidico anno 1968, recandosi di persona nella storica sede del Grand’Oriente di Francia, in rue Cadet a Parigi. In breve tempo percorse tutte le tappe previste dal cerimoniale: fu Apprendista, Compagno, Maestro e nel 1974 divenne Venerabile e ricevette l’iniziazione “agli alti gradi del Rito Scozzese Antico e Accettato, sino al diciottesimo, quello di Cavaliere Rosa-Croce”. Il Galli nota coraggiosamente che la carriera di Caillet corse allora assai spedita «grazie all’aiuto di innumerevoli fratelli sparsi nelle strutture sanitarie e amministrative»: la cosa non sorprende nessuno, vista la tentacolarità della mafia massonica, ma resta nondimeno tristissima e segno di una corruzione sociale forse senza precedenti. I suoi contatti gli valsero dunque un posto sicuro e ben remunerato al Ministero della Sanità e quello di direttore presso varie cliniche francesi, in cui si distinse per essere uno dei primi medici a praticare l’aborto, a causa del quale osò attaccare su “Le Monde” il grande genetista cattolico Jérôme Lejeune. Un detto popolare asserisce che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, cioè resta sempre a Dio Onnipotente una fessura per entrare in un’anima e sconvolgere completamente i piani dell’Avversario. Infatti, durante una visita a Lourdes, in cui il dott. Caillet accompagnò la sua compagna, accadde il miracolo. Ascoltando alcuni brani evangelici, durante una messa al Santuario, al Maestro massone si aprirono gli occhi e mentre «il sacerdote alzava l’Ostia» vi riconobbe la presenza di Gesù: «Era la luce che avevo cercato invano nel corso di molteplici iniziazioni», scrisse in seguito. In un libro appena uscito in spagnolo e intitolato Yo fui mason (Sono stato massone) il Caillet racconta la sua storia, non nascondendo ciò che la massoneria cerca da sempre di occultare ai profani, ovvero il suo odio anticristiano, l’onnipotenza della Loggia e la vendetta regolarmente attuata su chi, come lui, ora ne denuncia i veri scopi distruttivi, al di là della retorica liberté, égalité, fraternité… «La solidarietà massonica», conclude il giornalista, si tramutò quindi «in un’implacabile tagliola per gli apostati: dal mobbing che costrinse sia Caillet che la compagna (…) alle dimissioni dal proprio posto di lavoro, con l’impossibilità di reinserirsi nella sanità pubblica, alle minacce di morte fatte pervenire dagli ex-fratelli». In una recente intervista, il nostro nuovo fratello cristiano ha dichiarato: «Dopo la legge del 1905 sulla separazione [ingiusta, n.d.r.] della Chiesa dallo Stato, a quando una legge per la separazione dello Stato dalla Massoneria?» E quando, aggiungiamo noi, una nuova condanna vaticana per la setta tenebrosa e anticristiana?
Da Corrispondenza Romana n.1076 del 24/1/2009