Smentita ufficiale delle voci in merito all’acquisto di Santa Maria all’Esquilino a Roma
Nel Foglio del 24 febbraio 2017, ripreso dall’agenzia di stampa cath.ch del 25 febbraio, il giornalista Matteo Mattuzzi ha dichiarato che sarebbe ormai prossima l’acquisizione, da parte della Fraternità San Pio X, di un complesso di edifici a Roma, comprendente una chiesa di stile neogotico, Santa Maria Immacolata all’Esquilino. Secondo quanto da lui riportato, tale acquisto sarebbe il segno di un accordo, anch’esso molto vicino, con la Santa Sede. E ne ha dedotto che la Casa generalizia sarà trasferita entro breve da Menzingen [Svizzera] a Roma.
«Ad accelerare il tutto», scrive Matteo Mattuzzi, «è stato direttamente il Papa, attraverso mons. Guido Pozzo, segretario della pontificia commissione Ecclesia Dei. Dal 17 al 20 gennaio scorso, a Santa Marta avrebbero soggiornato mons. Bernard Fellay (il Superiore della San Pio X), mons. Alfonso de Galarreta e l’assistente generale don Alain Nély. Alle trattative ha presenziato pure la Superiora delle suore della Fraternità. Don Nély è la persona incaricata di perfezionare l’acquisto del complesso».
È vero che la Fraternità San Pio X è cattolica e dunque romana, e che il suo fondatore, mons. Marcel Lefebvre, ha sempre voluto che essa possedesse una struttura a Roma. È per questo che una delle sue prime case fu quella di Albano Laziale, non lontano dalla Città eterna. Così come è vero che, nelle relazioni che ebbe con le autorità romane, mons. Lefebvre – da degno allievo di padre Henri Le Floch CSSP (1862-1950), Rettore del Seminario francese di Roma – ha sempre proclamato il proprio spirito romano, che lo spinse, il 21 novembre 1987, a scrivere quanto segue all’allora visitatore apostolico di papa Giovanni Paolo II, il cardinal Edouard Gagnon: «Noi accettiamo volentieri di essere riconosciuti dal Papa così come siamo e di avere una sede nella Città eterna, di apportare la nostra collaborazione al rinnovamento della Chiesa; noi non abbiamo mai voluto rompere con il Successore di Pietro, né pensare che la Santa Sede sia vacante, nonostante le prove che questo ci è costato».
Concretamente, la Fraternità San Pio X cerca da diversi anni di acquistare una cappella a Roma, per sostituire quella che già possiede e che risulta troppo piccola. Se questa nuova cappella, o ancora meglio questa chiesa, avesse degli edifici annessi, questi potrebbero servire senz’altro da alloggio per i sacerdoti di passaggio; mai, però, si è pensato di trasferire lì la Casa generalizia.
Per queste ragioni, dottrinali e pratiche, ci sono stati dei progetti di acquisto a Roma, ce ne sono e ce ne saranno, finché non si sarà trovato qualcosa di sicuro e definitivo da acquistare. Tuttavia, per rispondere alle indiscrezioni della stampa, non c’è nessun progetto di acquistare la struttura di Santa Maria Immacolata all’Esquilino, diversamente da quanto scrive Matteo Mattuzzi. Né mons. Fellay, né mons. de Galarreta, né don Marco Nély hanno soggiornato a Santa Marta (anzi, neppure si trovavano a Roma) dal 17 al 20 gennaio. Certo, don Marco Nély deve recarsi spesso in Italia, in ragione del fatto che è il Superiore del Distretto ad interim; ma dal 17 al 20 gennaio era a Menzingen – e non possiede il dono della bilocazione. Quanto alla Superiora delle Suore della Fraternità, è vero che ha visitato, in febbraio, la comunità delle religiose di Albano, ma non ha partecipato ad alcuna trattativa immobiliare.
Il 27 febbraio, d’altronde, Andrea Tornielli, vaticanista della Stampa, attingendo a fonti meglio informate ha scritto: «Negli ultimi giorni si sono diffuse diverse indiscrezioni sulla possibilità che la Fraternità possa acquistare uno stabile con annessa chiesa dove trasferire la propria sede a Roma e si è parlato del complesso di Santa Maria Immacolata all’Esquilino, a poca distanza dal Laterano. Il complesso è composto da una chiesa neogotica costruita nei primi del Novecento, edificata per i Frati della carità (detti “Frati bigi”) e da un edificio già adibito in passato a scuola elementare e media, oggi di proprietà di un ordine religioso. Si è detto che Francesco e la commissione Ecclesia Dei avrebbero propiziato l’acquisto. In realtà ciò non è avvenuto: l’Ecclesia Dei non è stata in alcun modo coinvolta, come pure non è stato coinvolto il Vicariato di Roma». Gliene diamo atto.