... l'eutanasia in Italia
A partire dalle tragiche parole di Isaia, dom Prosper Guéranger ha scritto una pagina profetica nel suo Anno liturgico: la trascriviamo perché descrive in modo sorprendente il day after della promulgazione dell'ennesima legge italiana che calpesta la Legge di Dio.
Se n'è andata la grandezza del paese...
Triste e squallida è la terra
languisce squallido il mondo;
languiscono le sommità della terra,
della terra profanata dai suoi abitanti
perché hanno trasgredito la legge,
violato lo statuto,
rotto il patto sempiterno!
Perciò la maledizione divora la terra. […]
Se n'è andata la grandezza del paese.
Nella città non restano che rovine,
sconficcata e frantumata è la porta.
Isaia, cap. 24
Su queste parole tragiche dal profeta Isaia dom Prosper Guéranger (1805-1875), Abate di Solesmes, ha scritto una pagina profetica nel suo Anno liturgico: la trascriviamo qui, senza commento perché parla da sola e descrive in modo sorprendente il day after della promulgazione dell'ennesima legge italiana che calpesta la Legge di Dio, legalizzando l'uccisione per fame e per sete di ammalati indifesi. Una sola sottolineatura: dom Guéranger parla, giustamente, di “docilità alla Chiesa”, ma non ai pastori della Chiesa, che anche questa volta hanno vergognosamente taciuto e quando hanno parlato è stato a sproposito. Dio salvi l'Italia.
«Così era desolata la terra io giorno in cui il Messia venne a liberarla e a salvarla. Le verità erano tanto scemate tra i figli degli uomini, che il genere umano andava verso la rovina. La conoscenza del vero Dio si andava oscurando sempre più; l'idolatria avvinceva tutta la creazione negli oggetti del suo culto adultero; una morale orribile era la conseguenza d'una religione tanto grossolana; l'uomo era continuamente armato contro l'uomo; e l'ordine sociale non aveva altre garanzie che la schiavitù e lo sterminio. In mezzo a tanti popoli, si riusciva a fatica a trovare degli uomini che cercassero Dio; questi erano rari sulla terra come le olive dimenticate sull'albero dopo la raccolta, come i grappoli che il vendemmiatore lascia sul ceppo. Così furono, nel giudaismo, quei veri Israeliti che il Salvatore prese come discepoli, e così, nella Gentilità, i Magi che vennero dall'Oriente a chiedere del Re che era nato, e più tardi il centurione Cornelio che l'Angelo del Signore mandò da san Pietro. Ma con quale fedeltà e con quale gioia riconobbero il Dio incarnato! Quali grida di letizia fecero esplodere allorché conobbero che erano stati riserbati per vedere con i propri occhi il Salvatore promesso!
Ora, tutto ciò si rinnova all'avvicinarsi dei giorno in cui il Messia dovrà riapparire [per la seconda volta]. La terra sarà nuovamente desolata, la razza umana nuovamente prostrata. Gli uomini corromperanno ancora le proprie vie, e con una malizia tanto maggiore in quanto il Verbo divino sarà apparso ai loro occhi. Tuttavia, una grande tristezza, un'impotenza di vivere colpirà le genti; esse si sentiranno invecchiare con la terra che le porta; e non immagineranno nemmeno che i destini del mondo stiano per compiersi. Vi saranno dei gravi scandali: le stelle del cielo, cioè parecchi di quelli che erano Dottori in Israele, mancheranno, e la loro luce si cambierà in tenebre. Vi saranno dei giorni di prova, e la fede diminuirà, di modo che al momento in cui il Figlio dell'uomo apparirà farà fatica a trovarne ancora sulla terra. Guardaci o Signore dal trovarci in quei giorni di tentazione, oppure fortifica nei nostri cuori la docilità verso la tua santa Chiesa che sarà l'unico faro per i tuoi fedeli in mezzo a quella terribile defezione. Concedici, o Salvatore, di essere del numero di quelle olive scelte, di quei grappoli prediletti con i quali completerai la felice raccolta che deve riempire le tue dispense per l'eternità. Conserva in noi il deposito della fede che tu stesso vi hai posto; che il contatto delle novità non lo alteri; che il nostro occhio sia sempre fisso verso quell'Oriente che ci indica la Santa Chiesa, e in cui apparirai improvvisamente pieno di gloria. Alla vista del tuo trionfo manderemo grida di gioia, e presto, simili ad aquile che si raduneranno addosso alla preda voleremo dinnanzi a te attraverso l'aria, come dice il tuo Apostolo e saremo sempre con te (1 Tess 4, 16)».