DITTATURA DEL RELATIVISMO: la politica del “do ut des” nella Spagna di Zapatero

Corrispondenza Romana n.1154 del 7/8/2010

La Spagna abolisce la corrida. Titolano più o meno così i maggiori quotidiani nazionali nel commentare la notizia del provvedimento con cui il parlamento catalano ha approvato a larga maggioranza la fine della mattanza dei tori nella regione spagnola della Catalogna.


Le associazioni degli animalisti che hanno promosso l’iniziativa con la raccolta di oltre 180.000 firme si sono lasciate andare a vere e proprie scene di entusiasmo dentro e fuori il parlamento, mentre la notizia ha gettato nello sconforto i cosiddetti “taurinos”. Lo spettacolo della corrida, infatti, fa parte da secoli del patrimonio culturale della Spagna, rappresentando tra l’altro una notevole attrattiva turistica.

La notizia contrasta con quella di neanche un mese fa, quando il parlamento spagnolo ha definitivamente varato la nuova normativa di riforma sull’aborto, rendendo l’uccisione di esseri umani innocenti una pratica ancora più estesa e garantita dalla legge e suscitando la dura ma tardiva reazione dell’episcopato spagnolo e di una larga fetta del Paese.

In una società permeata dal relativismo etico e morale e fortemente secolarizzata, i nuovi dogmi sponsorizzati dalle lobby di potere conducono facilmente le masse ad invertire la gerarchia dei valori alla base della sana convivenza civile. Cosicché, la lotta contro la povertà e la fame nel mondo, la tutela dell’ambiente, la difesa della pace, il rispetto per gli animali sono considerati valori sullo stesso piano (se non addirittura superiori) di altri come la difesa della vita umana innocente.
Dunque, la strategia perseguita dall’establishment politico-culturale mira ad acquisire facili consensi facendo leva sul basso livello di consapevolezza generale e sull’efficace opera persuasiva delle lobby, al fine di occultare i mirati attacchi al bene comune. Lo stesso presidente americano Obama nel corso del suo attuale mandato ha alternato provvedimenti criminali su temi sensibili come la vita e la famiglia a provvedimenti politicamente corretti ed appoggiati dai media come la riforma sanitaria e la riduzione degli armamenti nucleari.

Inoltre, l’ideologia animalista ben si presta a scardinare l’ordine naturale teorizzando la parificazione tra uomo e animale, fino a riconoscere a quest’ultimo addirittura maggiori diritti. Nel nostro Paese è stata avanzata dall’Aidaa (Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente) la proposta di inserire gli animali domestici nello stato di famiglia per contrastare il fenomeno dell’abbandono; in tal modo il cane o il gatto non sarebbero più una proprietà ma acquisirebbero lo status di membri della famiglia; privilegio che è negato al bambino non nato con l’aborto e all’anziano, al malato e all’handicappato con l’eutanasia.

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