Il quotidiano del Vaticano ha per titolo L’Osservatore Romano, il che significa che i suoi lettori hanno il diritto di esigere che esso si dimostri, non solo osservatore, ma anche vigilante, quando pubblica un testo del Papa il cui tenore non può che gettare scompiglio negli spiriti. In effetti, quando si è ufficiosamente il giornale ufficiale della Santa Sede, si devono prevedere gli effetti che inevitabilmente produrrà la pubblicazione di dichiarazioni che necessitano quanto meno un commento, se non un’esegesi.
L’estratto del libro intervista di Peter Seewald con Benedetto XVI non risponde chiaramente alla domanda: «La Chiesa non è fondamentalmente contraria all’uso dei preservativi?», ma considera il punto di vista soggettivo di un utilizzatore in via di ipotetica conversione. Questa risposta non poteva che lasciar pensare che vi è la regola morale e le eccezioni alla regola «in certi casi». La grande stampa e i movimenti che, in nome della prevenzione dell’aids, militano attivamente in favore del preservativo, si sono immediatamente gettati in questa breccia. Cosa prevedibile per chiunque, tranne che per L’Osservatore Romano! Sfortunatamente, già da qualche tempo, questo giornale non è all’altezza del suo titolo, che oggi appare come menzogna pubblicitaria. Sarebbe più giusto parlare di Inosservatore Romano. Tanto per mettere i puntini sulle i e denunciare la sua imperizia, la sua incuria e la sua insostenibile leggerezza.
Don Alain Lorans
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