Riproduciamo di seguito l'interessante editoriale di Corrispondenza Romana del 23 aprile 2011:
Licenza di offendere. Per i laicisti, se nel mirino ci sono i cattolici, il rispetto del sentimento religioso val meno della “libertà artistica”, quand’anche blasfema. Lo si è visto chiaramente a proposito dell’“opera” dell’americano Andres Serrano, l’Immersion Piss Christ, esposta presso la Collezione Lambert del Museo d’Arte Moderna di Avignone nell’ambito di una mostra, il cui titolo è già tutto un programma, Je crois aux miracles (Io credo ai miracoli).
A scatenar risentite polemiche, non è stato il fatto che la foto esposta raffiguri un Crocifisso in plastica immerso in un bicchiere pieno d’urina dell’“artista”, bensì paradossalmente il fatto che quattro giovani l’abbiano preso a martellate, riservando analoga sorte anche ad un altro “lavoro” di Serrano, la Soeur Jeanne Myriam. Giovani, subito definiti con disprezzo dal quotidiano “La Stampa” del 19 aprile «il braccio violento della fede». Lo stesso Sindaco di Centrodestra di Avignone ha solidarizzato con gli organizzatori dell’esposizione, che hanno avuto tra l’altro la bella pensata di preannunciare querele. Biasimo da parte del ministro della Cultura, Frédéric Mitterrand, che ha riconosciuto tuttavia (bontà sua…) come «il quadro possa scioccare certo pubblico». Da tener presente come la stessa foto raffigurante l’Immersion Piss Christ faccia “brutta mostra” di sé (è il caso di dirlo) sui manifesti affissi ad ogni angolo d’Avignone.
D’altro canto, chi semina vento, raccoglie tempesta. Un quarto di secolo fa, durante un’esposizione in North Carolina, Serrano fu già definito dal senatore repubblicano Jesse Helmes come «un poveraccio, blasfemo, pornografo e malato mentale, che prende in giro gli americani», parole cui concretamente fece seguito il taglio dei fondi pubblici per le mostre. Dieci anni dopo un altro visitatore australiano, durante una mostra a Melbourne, si scagliò a colpi di martello contro lo stesso Immersion Piss Christ.
Ora l’Arcivescovo di Avignone, Jean-Pierre Cattenoz, l’ha definito «immondizia», facendo notare quale putiferio (oltre tutto, non solo verbale) si sarebbe scatenato, se un simile trattamento fosse stato riservato al Corano: «Ogni oltraggio alla nostra fede ci ferisce – ha affermato –. Di fronte al lato odioso di questa fotografia – ha dichiarato – ogni credente è colpito nel più profondo della sua fede». Tragicamente parlano, in tal senso, i morti e le decine di feriti provocati a Kandahar durante le proteste contro il rogo del Corano da parte di un pastore statunitense della Florida. O, per lo stesso motivo, l’assalto all’edificio delle Nazioni Unite dopo le dimostrazioni a Mazar-i-Sharif con i manifestanti uccisi o feriti, mentre si accanivano contro veicoli, negozi e fotoreporter. Come non pensare anche ai gravi episodi in India ed in Pakistan, dopo l’intento, annunciato dal reverendo statunitense Terry Jones, di dare alle fiamme copie del Corano. Assaltati edifici pubblici ed una scuola missionaria nel Kashmir, a Srinagar, Budgam e Tangmarg; una bomba è stata lanciata contro una chiesa nel centro di Mardan, in Pakistan, provocando 2 feriti gravi. 14 complessivamente i morti, causati dai disordini. Tutti fanatici islamici gli autori degli esecrabili gesti, motivati dall’odio verso il Cristianesimo e verso l’Occidente, tra bandiere americane bruciate e ritratti del Presidente Obama dati alle fiamme.
In Occidente, no: da noi lo “sport” preferito dai relativisti consiste nell’oltraggiare i fedeli. I quali possono soltanto tacere e guai a loro se apron bocca. Quando lo fanno, sono subito etichettati come integralisti bacchettoni. A nulla son valsi Rosari, Vie Crucis “ad hoc”, petizioni, manifestazioni, mail di protesta contro le “opere” di Serrano. Il suo Crocifisso immerso nell’urina fu addirittura premiato nel 1989 con l’Awards in the Visual Arts, patrocinato da enti governativi, mentre nella sua collezione figura anche un’Ultima Cena nello sperma. Una produzione volgare, disgustosa ed evidentemente oltraggiosa, lontana anche solo dal concetto di arte, mirata unicamente alla ricerca del facile scandalo e, di conseguenza, miseramente, dell’ancor più facile celebrità.
Intanto, c’è già chi ha monetizzato il tutto: grazie al clamore suscitato dalle polemiche, una versione del Piss Christ pare sia stata battuta all’asta per 150 mila euro. Decisamente “rivalutata” rispetto ai trenta denari di Giuda Iscariota, ma la sostanza resta la stessa.