La Chiesa vuole santificarci, durante l’anno, facendoci contemplare i misteri della vita di Gesù, che è nostro modello.
Tutta la vita cristiana consiste, infatti, nella conoscenza, l’amore e il servizio di Nostro Signore. In ogni ciclo dell’anno liturgico vi è una grazia particolare, che Essa vuole prepararci a ricevere.
Per questo è molto importante entrare in sintonia, capire dove la liturgia vuole condurci per lasciarci impregnare dai suoi insegnamenti, assecondarla e disporci a ricevere la grazia particolare che vuole comunicarci. Così nel periodo dell’Avvento che stiamo vivendo, la Chiesa vuole disporci alla venuta di Gesù, nostro Salvatore. Avvento, infatti, significa venuta, ma di quale venuta si tratta?
Le tre venute di Gesù
S. Bernardo parla di tre venute di Gesù.
La prima è quella della sua Incarnazione, quando nacque in una povera grotta a Betlemme. Dio si è fatto uomo, bambino per amore nostro, per venire a cercare ciò che era perduto, soffrendo e morendo in espiazione dei nostri peccati. E’ la venuta di misericordia che la Chiesa ricorda ogni anno a Natale. La Chiesa vuole prepararci a questa commemorazione, facendoci rivivere durante l’Avvento i sentimenti dei patriarchi, dei profeti, di tutte le anime giuste dell’Antico Testamento che anelavano al Messia promesso. La liturgia tende a suscitare in noi il grande desiderio che avevano queste anime sante, in modo che a Natale il Signore possa portarci veramente la salvezza come fece per loro, prendendo possesso sempre di più del nostro cuore e della nostra anima.
Se Dio si è fatto uomo è per salvarci. Egli vuole restituirci la grazia santificante, persa dai nostri progenitori, prendere possesso dei nostri cuori, unirci a Lui in questa vita e prepararci alla beatitudine futura in Paradiso.
Ma nonostante Gesù sia venuto per la salvezza di tutti, la sua pace sarà comunicata soltanto a quelli di buona volontà. Noi rimaniamo liberi di accettare o rifiutare la sua salvezza: non credere in lui oppure credere e non vivere in maniera conforme ai suoi insegnamenti.
Per questo la Chiesa, nostra madre premurosa, è inquieta per i suoi figli che vivono nella morte spirituale del peccato, inquieta per tutti gli uomini per i quali il Salvatore ha dato la vita ma che non hanno fede in Lui. Allora ci invita a commemorare la venuta di misericordia di Nostro Signore, spingendo ad apriGli le porte del nostro cuore finché c’è tempo. La Chiesa ci ricorda che questo tempo finirà con la nostra morte e che poi saremo giudicati da Dio e questo giudizio sarà poi universale alla fine del mondo, quando il Signore verrà per giudicare tutti gli uomini. E’ questa la terza venuta di Gesù.
La prima venuta quindi è quella nella carne a Betlemme, venuta umile e nascosta, piena di misericordia. La seconda è nello spirito, quando viene ad abitare nella nostra anima, venuta misteriosa e piena di amore. La terza sarà quella finale quando verrà a giudicare tutti gli uomini, venuta di giustizia, maestosa e terribile (R.P. Thiriet, Explication des Evangiles, t.I p.19).
Dal come avremmo accolto il Bambino Gesù che la Chiesa ci presenta nell’umiltà della grotta a Natale, saremo poi giudicati da lui alla nostra morte nel giudizio particolare, ma sopratutto alla fine del mondo in quello universale.
Non si può essere indifferenti, neutrali nei confronti di Gesù e della sua dottrina.
Il Signore ci ammonisce nel Vangelo: « Chi non è con me è contra di me », « Colui che non crederà, sarà condannato », « Se qualcuno arrossisce di me e delle mie parole, il Figlio dell’uomo arrossirà di lui quanto verrà nella gloria ».
Lui solo è il Salvatore, come il suo nome lo indica e se non lo accoglieremo come tale conformando la nostra vita ai suoi comandamenti, sarà nostro giudice poiché, come diceva il profeta S. Simeone : « Questo bambino è stato posto per la rovina e la resurrezione di molti ».
La fine del mondo
La Chiesa ci propone alla fine di ogni anno liturgico, l’ultima domenica dopo la Pentecoste, e alla prima domenica dell’Avvento, la meditazione del Vangelo che annuncia la fine del mondo.
Come buona madre vuole disporre le nostre anime alla venuta di Nostro Signore in modo che non ci trovi impreparati, come le vergini stolte del Vangelo che non poterono entrare alle nozze poiché le loro lampade si erano spente e restarono allora nelle tenebre esteriori « dove è pianto e stridore di denti ». Vuole anche suscitare in noi lo zelo apostolico e missionario e spingerci ad agire per contribuire a far conoscere Nostro Signore e la sua dottrina ed ottenere la conversione di tutti coloro che vivono lontano da lui.
Il Signore quindi ritornerà, alla fine del mondo, per giudicare i vivi e i morti, come recitiamo nel Credo. La sua venuta sarà preceduta da segni che Egli ci ha preannunciato e che le generazioni dei cristiani viventi in quell’epoca potranno interpretare senza ambiguità. E’ molto importante ricordarceli per non essere vittima di errori tipici della nostra generazione che, dopo aver perso la fede, corre dietro alle favole.
Prima di tutto Gesù ci ha detto che il Vangelo deve essere annunziato nel mondo intero, in ogni luogo della terra : « Questo Vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo in testimonianza a tutte le genti ; e allora verrà la fine » (Mt 14, 14). S. Paolo nell’epistola ai Romani (11, 25-32) afferma che quando il numero dei pagani determinato da Dio sarà entrato nel regno, « tutto Israele » si convertirà e sarà salvato entrando nella Chiesa.
Negli ultimi tempi vi sarà un’apostasia generale : « Quando tornerà il Figlio dell’uomo, - si chiede Gesù – troverà ancora la fede sulla terra ? » Egli lascia intendere così che si perderà un po’ dappertutto. S. Paolo la chiama « defezione » (2 Tess. 2, 3), caratterizzata da falsi profeti che faranno prodigi e sedurranno molti (Mt 24, 4-5).
Allora apparirà, come ci preannuncia S. Paolo, « l’uomo del peccato, il figlio della perdizione, l’avversario che s’innalza al di sopra di quanto è chiamato Dio o è oggetto di venerazione, fino ad assidersi nel tempio di Dio, proclamando di essere Dio egli stesso » (2 Tess. 2, 3-4). Colui che S. Giovanni chiama anticristo (1 Gv 2, 18), si presenterà con la potenza di Satana, operando prodigi per sedurre gli uomini, spingerli all’iniquità e portarli alla perdizione (2 Tess. 2, 9-11). I cristiani fedeli saranno perseguitati come Gesù preannunciò : « Vi consegneranno per i supplizi e vi uccideranno e sarete odiati da tutte le genti per cagione del mio nome » (Mt 24, 9).
Grandi cataclismi precederanno quell’evento: “Vi saranno dei segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli, nello smarrimento al fragore del mare e dei flutti; gli uomini verranno meno dalla paura e dall’attesa delle cose che si abbatteranno sul mondo, perché le potenze dei cieli saranno sconvolte” (Mt 24, 25 e ss).
Allora verrà il Salvatore sulle nubi del cielo in grande Gloria e maestà. Annienterà l’uomo di perdizione “con il soffio della sua bocca” (2 Tess, 2, 8). I morti risusciteranno e avrà luogo il Giudizio Universale. Gli eletti saranno alla destra del salvatore che dirà loro : « Venite benedetti dal Padre mio, ricevete la ricompensa preparata per voi fin dalla creazione del mondo ». Alla sua sinistra saranno invece i reprobi che meriteranno di ascoltare queste parole: « Via da me, maledetti, nel fuoco eterno ».
Dove saremo quel giorno? Dipende da noi, dalla nostra vita, da come avremo accolto Nostro Signore nella nostra anima, da come avremo osservato i suoi comandamenti.
E’ importante quindi preparare con la preghiera e lo spirito di mortificazione, durante l’Avvento, la festa di Natale perché Gesù possa prendere sempre più possesso della nostra anima.
Ma questo dobbiamo farlo serenamente senza angoscia poiché gli eventi e la storia sono nelle mani di Dio, che vuole ed agisce per il più grande bene di coloro che lo amano. Anche se viviamo in un’epoca di profonda crisi religiosa e sociale, alcuni dei segni che precederanno la fine del mondo non si sono ancora realizzati. Per questo è imprudente affermare che essa è imminente. Certamente i gravi peccati che si commettono nel mondo richiamano un castigo da Dio, ma anche quando il Signore castiga lo fa per manifestare non soltanto la sua giustizia ma anche la sua misericordia. Egli vuole per gli uomini il loro bene più grande che è la salvezza eterna e spesso non vi è altro mezzo per distoglierli dai fallaci beni materiali e dal peccato, che la sofferenza.
La Madonna, apparendo a Fatima nel 1917, dopo aver preannunciato castighi all’umanità impenitente ha promesso: “Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà”. Fiduciosi in questa parola operiamo per l’avvento del regno di Dio nei nostri cuori e nella società, così da essere sempre pronti alla venuta del Signore.
Don Pierpaolo-Maria Petrucci