Monsignor Bonfils, vescovo Amministratore della diocesi di Ajaccio, ha conferito il sacramento della cresima nella cappella Sant'Antonio di La Parata della Fraternità San Pio X, malgrado l’opposizione del Superiore Generale della Fraternità San Pio X, espresso al responsabile locale in particolare tramite don Nély, secondo assistente generale.
Quali sono i motivi di fondo di questa opposizione? Don Régis de Cacqueray, superiore del distretto di Francia della Fraternità, li esprime in un comunicato pubblicato sul sito del Distretto, mettendo in evidenza che amministrare un sacramento nel rito tradizionale non è una garanzia sufficiente perché i fedeli possano assistervi. Occorre prima di tutto la professione integrale della fede cattolica. Ne riproduciamo alcuni passaggi.
“E’ chiaro che Monsignor Bonfils non è favorevole alla difesa della Fede. Come migliaia di altri vescovi, è legato al concilio Vaticano II ed alle sue idee. Dopo il suo soggiorno in Africa, si è perfino specializzato nel dialogo interreligioso, partecipando anche lo scorso anno ad un colloquio a fianco di pastori e imam. Nel 2003, non ha esitato a recarsi al congresso del B'nai B'rith, una organizzazione ebraica di spirito massonico, per farsi consegnare la “menorah d'oro” - il candelabro a sette braccia – distinzione che incoraggiò la promozione del dialogo giudaico-cristiano che egli aveva intrapreso nella diocesi di Nizza”.
“Non possiamo far fiducia ad un vescovo che, non soltanto non ha mai reagito alle nuove idee, ma le insegna e le promulga da decine di anni. Non è paradossale il richiedere ad un vescovo la cui Fede è intaccata da errori, venire ad amministrare proprio quel sacramento che è destinato a confermare nella Fede?”
“La nostra accettazione della venuta di questo vescovo, per il solo motivo di una celebrazione nella liturgia tradizionale, significherebbe che, quando il rito tradizionale è celebrato in qualunque occasione, la Fraternità non può più far valere legittimamente il suo ruolo di supplenza nella crisi della Chiesa. Poco importerebbe quindi la dottrina insegnata da tale pastore! Basterebbe soltanto avere la garanzia della celebrazione nella liturgia tradizionale perché la nostra funzione di supplenza non sussista più.
Una tale visione è gravemente erronea. Alcuni sacerdoti possono benissimo celebrare nel rito tradizionale (e noi ce ne rallegriamo) ma purtroppo continuare a professare gravi errori religiosi o tacere sui gravi problemi dottrinali denunciati a suo tempo da Mons. Lefebvre.
Una cosa è incoraggiare i sacerdoti a celebrare secondo il rito antico, un’altra il poter consigliare ai nostri fedeli di assistervi. La liturgia non basta; occorre oltre alla buona liturgia anche la buona dottrina! Fintanto che i fedeli non potranno volgersi a dei pastori la cui dottrina sia affidabile, lo stato di necessità sussiste ed il diritto dei fedeli a ricorrere alla supplenza che noi garantiamo è integro”.
Suresnes, 16 marzo 2012