Non esistono vie di mezzo: o l’aborto è un crimine e come tale perseguito dalla legge oppure non lo è e nel secondo caso ad essere perseguiti e perseguitati sono coloro che ad esso si oppongono, seppur con mezzi pacifici.
In Francia, il dottor Xavier Dor, storico militante dell’antiabortismo d’oltralpe, è stato trascinato davanti ai giudici per aver pregato all’interno di una struttura di “Pianificazione familiare” ed aver tentato di dissuadere le donne ivi presenti dal compiere l’insano gesto. La magistratura ha accusato il dottor Dor, di anni 84, del reato di ostruzionismo nei confronti della legge Veil-Giscard che dal 1975 regolamenta la cosiddetta interruzione volontaria di gravidanza in Francia.
A nulla è valso il tentativo di difesa del dottor Dor il quale si è appellato al principio della libertà di espressione; la Procura della Repubblica gli ha replicato che “la libertà di espressione ha un limite: il rispetto dell’altro” (sic!) e lo ha condannato ad 8.000,00 di ammenda, oltre ad un mese di prigione con la condizionale e ad una “piccola terapia psicologica”. In sostanza, per i giudici francesi ad essere psicologicamente disturbato non è chi spezza una vita innocente o chi avalla e dichiara legittime leggi omicide, ma chi si batte in difesa del più debole. Sarà interessante vedere che tipo di terapia verrà comminata all’imputato e su quali basi psichiatriche essa si fonderà visto che l’accusa è di … resistenza spirituale alla cultura di morte.
Tale episodio sta a dimostrare, qualora ve ne fosse ancora bisogno, che il tentativo di conciliare il (vero) diritto alla vita del bambino con quello (falso) all’autodeterminazione femminile è destinato certamente a fallire, in quanto l’uno esclude l’altro.
Alfredo De Matteo
Fonte: Corrispondenza Romana