Un ponte di apostolato fra l'Italia e l'Asia
a cura di Marco Bongi
Sarà forse perché San Tommaso fu l'ultimo dei dodici apostoli ad accogliere la Fede nella resurrezione di N.S. Gesù Cristo? Sta di fatto che l'India, paese evangelizzato da questo apostolo, nonostante l'antichità della sua cristianizzazione, tarda a convertirsi pienamente ed il cattolicesimo, in quella terra, fatica molto ad espandersi.
Naturalmente la nostra è solo una battuta ma il quadro della situazione è, sia pur a grandi linee, così delineato. Abbiamo infatti testimonianze molto antiche sulla presenza cristiana in India. Nel 364, ad esempio, un inviato ariano dell'imperatore romano, testimoniò di aver trovato comunità nestoriane nel sud-ovest del paese.
Nel 535 si ha inoltre notizia della consacrazione di un vescovo persiano destinato a raggiungere tali comunità. San Gregorio di Tours, dal canto suo, riferisce di un pellegrino europeo che aveva visitato la tomba di San Tommaso Apostolo. Il luogo di questa sepoltura ci è stato tramandato da una lunga ed incontestata tradizione. Ma il debole cristianesimo indiano faticò sempre ad imporsi in un paese dominato dalla superstizione e dalle credenze più svariate comunemente indicate con il termine di religione indù. Quando giunsero i portoghesi e poi San Francesco Saverio i cristiani erano poche migliaia. Fu in quest'epoca comunque che l'evangelizzazione riprese forza.
Buona parte degli antichi "Cristiani di San Tommaso" entrarono allora in comunione con Roma ed anche il cattolicesimo latino iniziò lentamente ad espandersi. Oggi i cattolici indiani non superano tuttavia i diciassette milioni di fedeli, meno del 2% della popolazione totale residente nel sub-continente. Sappiamo che la loro esistenza, nonostante la fama di moderazione che caratterizza l'induismo in occidente, non è tranquilla, specialmente nello stato dell'Orissa. Molti episodi di persecuzione violenta si sono verificati negli ultimi anni e si ripetono tutt'ora. Ma, nel composito mosaico del cattolicesimo indiano, da un po' di tempo, opera anche una componente tradizionalista nella quale l'Italia, paese dove il tradizionalismo non fu mai particolarmente forte, riveste un ruolo tutto particolare. La Fraternità Sacerdotale San Pio X (FSSPX) è approdata sulla costa sud del sub-continente circa venticinque anni fa. Attualmente vi operano, nel Priorato di Palayamcottai in Tamil Nadu, e in una casa autonoma a BOMBAY, solo quattro sacerdoti.
Il coinvolgimento italiano avvenne, sembra per caso, alcuni anni fa. Il caso però lo vedono stoltamente i materialisti; i cristiani invece, in ogni avvenimento, non possono che scorgere il dito della Divina Provvidenza. Capitò allora che una giovane indiana, laureata ed impiegata negli USA, decise di lasciare la sua professione per ritornare nel suo paese di origine e rendersi utile alle persone abbandonate. Fondò così un orfanotrofio ed una casa di riposo per anziani poveri. A questo punto la Provvidenza le fece incontrare la Fraternità San Pio X. Attratta dalla spiritualità tradizionale chiese ai responsabili della FSSPX di poter visitare alcuni monasteri femminili amici della congregazione. Dopo la conclusione di tale giro informativo la giovane scelse il convento delle suore Consolatrici del S. Cuore che ha sede a Vigne di Narni. Quì decise di abbracciare la vita religiosa.
Al termine della formazione e del noviziato decise però di ritornare nel suo paese per continuare l'opera precedentemente iniziata e svilupparla meglio accanto al priorato. In questa struttura lavorano oggi tre suore consolatrici indiane. Sono fiorite così in India, ma anche presso la casa madre in Italia, diverse vocazioni religiose. La congregazione è cresciuta dunque sia sul piano numerico che per il fervore delle opere. Oggi risultano ospitate nella casa trentadue ragazze orfane e tre persone anziane non autosufficenti. Si sta comunque già lavorando per ampliare l'opera onde poter presto accogliere altri sessanta ospiti. Con la collaborazione del Priorato inoltre è attiva una scuola dove le giovani vengono istruite ed avviate poi ad attività lavorative artigianali. Lo scopo primario della presenza FSSPX in India resta comunque quello di mantenere la fede e la pratica religiosa fra i cristiani. L'evangelizzazione infatti si presenta molto difficoltosa.
Nella società indigena la religione è considerata quasi sempre un fatto collettivo che si gioca prevalentemente a livello di famiglia, villaggio o casta. Ben poco spazio resta alla scelta personale privata. Se dunque una singola persona si converte c'è il rischio concreto che essa venga completamente espulsa ed abbandonata dai parenti, anche dai genitori, sicuramente dai compagni di casta e dagli abitanti del suo villaggio. Nella casa di Bombay ci si dedica anche, oltre che a tutto il resto, al contatto con i sacerdoti diocesani. La Chiesa indiana infatti, sia pur con una ventina d'anni di ritardo, sta probabilmente vivendo adesso il periodo più critico della crisi post-conciliare. Vescovi e preti non fanno altro che parlare di "inculturazione" e di attività sociali. In tal senso basterà ricordare che, nelle scorse settimane, i Gesuiti hanno dato grande risalto ad un congresso, da loro organizzato, dedicato al problema dei trans-gender. Il tema è stato trattato esclusivamente sul piano sociale senza però fare il minimo cenno alle gravi implicazioni morali insite nel fenomeno. La FSSPX, unica congregazione tradizionale presente in India, non trascura dunque il contatto con i sacerdoti diocesani, spesso addolorati e confusi, per l'orientamento pastorale imposto dai loro superiori. Nell'ultimo ritiro sacerdotale sono stati presenti dieci preti, un numero non piccolo se si considerano le difficoltà di spostamento e la notevole dispersione sul territorio delle comunità cattoliche.
Il Motu Proprio "Summorum Pontificum" è stato quasi completamente ignorato dall'episcopato locale. Molto problematica appare inoltre la permanenza in India di sacerdoti stranieri per i quali risulta difficile ottenere il visto di ingresso. Attualmente la FSSPX opera in India con un prete inglese, due americani e soltanto uno indigeno. Periodicamente si reca poi presso le suore un sacerdote del distretto italiano che si occupa della direzione spirituale delle sorelle. Quest’anno comunque è prevista l'ordinazione di un novello sacerdote indiano ed un giovane si sta preparando per l'ingresso in seminario. Più che altrove quindi la messe è davvero molta mentre gli operai sono pochi. Chi volesse dunque sostenere l'opera delle Suore Consolatrici del S. Cuore, con donazioni o prestando la propria opera come volontario, può mettersi in contatto con la congregazione umbra a Vigne di Narni.
Suore Consolatrici del Sacro Cuore Via Flaminia Vecchia, 16 - 05030 Vigne di Narni (TR) -