Pubblichiamo qui sotto il commento di Mons. Richard Willamson relativo all'annullamento della sentenza che lo condannava in Germania in seguito alla nota vicenda dell'intervista alla televisone svedese del 2008.
Se non tutti, molti voi lettori avrete sentito parlare dell’ultima buona notizia della scorsa settimana dalla Germania: il Mercoledì delle Ceneri la Corte d’Appello di Norimberga, nella Bassa Baviera, ha annullato la mia condanna del Tribunale Regionale di Ratisbona dell’11 luglio dell’anno scorso, inflitta per “incitamento all’odio razziale”, per aver espresso in una intervista alla televisione svedese, nel novembre del 2008, vedute politicamente scorrette e piuttosto differenti dall’opinione diffusa su certi avvenimenti storici. La Corte d’Appello ha anche deciso che lo Stato della Baviera deve pagare le spese processuali finora sostenute da me. Onore al mio difensore, il prof. Edgard Weiler, i cui argomenti sono stati accettati, al Padre Schmidberger che lo ha proposto come difensore e a Mons. Fellay che lo ha accettato.
Tuttavia, non sono ancora libero e scagionato dalle accuse, poiché i giudici d’Appello hanno emesso la loro sentenza per motivi procedurali. Questa la loro conclusione: “Se una citazione giudiziaria descrive il comportamento di un accusato non (o non ancora) punibile e non precisa le circostanze concrete che lo renderebbero suscettibile di punizione, questa mancata elencazione dei fatti interni ed esterni del caso fa sì che la citazione fallisca nella sua funzione essenziale di definire l’azione per la quale l’imputato è stato messo sotto processo. Caso rigettato.”
Quindi, in teoria, la Procura di Ratisbona potrebbe correggere la sua procedura e avviare una nuova azione penale. Tuttavia, nella pratica potrebbe esitare, perché i giudici d’Appello hanno chiesto di specificare chi esattamente sia venuto a conoscenza delle opinioni in questione, con quali mezzi, come esattamente tali opinioni fossero in grado di disturbare la pace in Germania e infine in che modo si suppone che io abbia acconsentito che tali opinioni fossero rese note in Germania.
Ora, l’accusa potrebbe facilmente dimostrare che il mondo intero, oltre alla Germania, è stato martellato per un mese con queste opinioni, ad opera dei media mondiali (soprattutto per forzare Benedetto XVI a prendere le distanze dalla Tradizione Cattolica), ma non le sarebbe altrettanto facile dimostrare il perturbament della pace in Germania. I procuratori avrebbero anche la concreta difficoltà di provare che io volessi che le mie vedute fossero rese pubbliche in Germania, visto che nell’ultimo minuto dell’intervista (reperibile ancora su Youtube) io desidero espressamente il contrario. Così che la continuazione o meno del procedimento è nelle mani di Dio.
Nel frattempo, cari lettori, non pensate che io abbia mai sofferto troppo di questi processi in Germania, e neppure che abbia preso tragicamente i miei forzati corrispondenti tre anni di esilio all’interno della FSSPX. Questo esilio semmai è stato troppo comodo, mentre i processi si sono risolti, per il momento almeno, con la loro sospensione totale. Lasciate quindi che io ringrazi tutti voi che nel corso di questi tre anni avete pregato per me. So che siete molti e io sono grato ad ognuno di voi. In cambio, a gennaio ho celebrato una novena di Messe per le vostre intenzioni, perché sicuramente per tutti noi si preparano prove ancora maggiori.
+ Richard Williamson, Londra, 3 marzo 2012