Mons FellayNel corso di due omelie pronunciate in Austria, il 17 maggio a Salisburgo e il 21 maggio a Vienna,  Mons. Bernard Fellay, Superiore Generale della Fraternità San Pio X, ha fatto il punto sullo stato attuale delle relazioni con Roma, mostrando che nell’attesa è indispensabile rivolgere a Dio le preghiere più ferventi e fiduciose, piuttosto che abbandonarsi a paure irrazionali.



Salisburgo, Giovedì dell’Ascensione – 17 maggio 2012

Cari fedeli, certamente voi vorreste saperne un po’ di più su ciò che accade con Roma. È una questione difficile. Lo sapete, si tratta del nostro avvenire. Quindi, non è una questione facile. Che accadrà? Saremo accolti? O niente affatto? So che ci sono molte paure. Siamo stati testimoni di tante cose! Per essere esatti, noi temiamo che le cose si mettano male. Queste paure sono in gran parte comprensibili. Ma noi non ci impegneremo ad occhi chiusi. Questo è molto, molto chiaro. Tuttavia, per adesso, io non posso neanche dirvi se questo si farà o no! Perché, per adesso, la cosa non è chiara. Noi abbiamo bisogno di essere sicuri di poter continuare a fare ciò che abbiamo sempre fatto fino ad ora. E a questo proposito certe cose non sono ancora chiare.

Ma posso dirvi questo: il demonio è scatenato! In effetti egli è dappertutto. Dunque, per noi, una cosa è chiara: pregare! Dobbiamo pregare come non abbiamo mai fatto. Dall’inizio della nostra storia, noi ci siamo consacrati alla Madre di Dio, Ella non ci abbandonerà, soprattutto se preghiamo tanto e se vogliamo fare solo la volontà di Dio. Quindi, continueremo a pregare fidando in Dio. Questo è tutto. Non lasciamoci distogliere dalle nostre passioni, dalle nostre paure ingiustificate…

Ve lo ripeto, veramente, il demonio è scatenato! È dappertutto. Nella stessa Fraternità; in tutta la Chiesa. Vi è veramente  della gente che non ci vuole. Sono i modernisti, i progressisti. Anche loro esercitano una grande pressione allo scopo di impedire ciò che dev’essere fatto. E ciò che dev’essere fatto è rendere giustizia. Che ci si riconosca di nuovo ufficialmente come cattolici. Questo non vuol dire che accetteremo, per il fatto stesso immediatamente tutto quello che ha causato tanto danno alla Chiesa. Questo è necessario che lo si comprenda bene; non è in questione. Per noi si tratta di essere riconosciuti come siamo, per perpetuare la Tradizione: non solo mostrare la Tradizione agli altri, ma trasmetterla.
Per il momento, questo è tutto quello che ho da dirvi. Continuiamo quindi a pregare, affidiamo queste intenzioni così importanti Dio. Egli non ci abbandonerà! Dobbiamo avere questa fiducia! Chiunque chiede a Nostro Signore il Suo aiuto, non sarà abbandonato da Lui.

Vienna, domenica dopo l’Ascensione, 21 maggio 2012

Avrete certo inteso dire, nel corso di questi ultimi mesi, che Roma ci ha proposto una soluzione – diciamo piuttosto un riconoscimento canonico.
Questa struttura che viene proposta alla Fraternità è, in effetti, perfettamente appropriata. Vale a dire che, se la cosa si verificherà veramente, voi non avvertirete alcuna differenza tra prima e dopo. Resteremo, per così dire, così come siamo.
Il problema è quello dei paletti di sicurezza: andrà tutto veramente così?
Grande è il timore di essere trasformati (come le altre comunità Ecclesia De,i ndr).
Questa è l’esperienza che abbiamo fino ad oggi. È molto chiaro che tale proposta è anche molto avversata nella Chiesa in generale. Posso assicurarvelo: è la volontà del Papa. Non si può dubitarne. Ma certo non è la volontà di tutta la Chiesa.

La realizzazione di questa volontà dipende da termini che ancora non sono molto chiari. Certi punti restano oscuri. È possibile che nei giorni o nelle settimane a venire – difficile stabilire una data – il Papa prenda direttamente una decisione.
È possibile che egli rimandi il dossier alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Vi sono molte pressioni a Roma. Per questo che non potrei dire di più. Questa è la situazione attuale.

Non bisogna pensare che le cose saranno facili, in seguito. Per riprendere le parole del Papa che descrivono molto bene la situazione: «Io so, ha detto, che sarebbe più facile per la Fraternità come per me lasciare la situazione com’è». Questo descrive molto bene la situazione e dimostra anche che il Papa è cosciente che sarà attaccato quando lo farà.
E anche che la situazione non sarà facile per noi. Quello che verrà fuori da questa situazione sarà: o con Roma o contro Roma.
E in entrambi i casi sarà difficile.

Tuttavia, noi confidiamo in Dio. Egli ci ha molto ben guidato fino ad oggi. Non dobbiamo pensare che mentre preghiamo tanto Egli potrebbe abbandonarci, nel momento stesso in cui il pericolo è maggiore. Sarebbe peccare contro la speranza.
Contiamo sull’aiuto di Dio. Siamo pronti a pagare il prezzo (in preghiere e in sacrifici). Sia fatta la Sua volontà!

Fonte: FSSPX-Austria – traduzione DICI n° 255 del 25.5.12

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