Martedì 9 febbraio, all’inizio del loro pellegrinaggio a Roma, le Domenicane del Santo Nome di Gesù , insieme alle alunne ed alle famiglie che le accompagnavano,
sono entrate processionalmente della Basilica di S. Giovanni in Laterano ove, prima di seguire la Via Crucis, sono state accolte dal Superiore del Distretto d’Italia della Fraternità San Pio X. Riproduciamo qui di seguito la traduzione italiana della sua predica.
Cari confratelli, reverende madri, care alunne, cari fedeli,
in qualità di superiore del Distretto italiano della Fraternità S. Pio X, sono molto onorato di accogliervi qui a Roma in questa magnifica Basilica, in occasione del vostro pellegrinaggio per i 40 anni della vostra comunità,
40 anni che avete consacrato al servizio dell’educazione delle giovani ragazze, e per festeggiare questo anniversario siete voluti venire a Roma, certamente come testimonianza di fede, per rendere manifeste le ragioni che vi legano alla Roma eterna, quella degli Apostoli, dei martiri, dei santi e dei Papi che hanno trasmesso la fede per tutto il corso della storia. E questa fede non può cambiare, perché come ha detto Nostro Signore: «Il cielo e la terra passeranno ma le mie parole non passeranno». Di questa fede voi avete fatto il criterio della vostra difficile scelta, sono 40 anni, e il fondamento di tutta la formazione che dispensate.
Questa Basilica dove noi abbiamo la grazia di poterci raccogliere in preghiera oggi, è un monumento magnifico che mette in evidenza il legame indissolubile tra la nostra fede e quella degli Apostoli. Voi potete ammirare le grandi statue che ne ornano le pareti e che li rappresentano, ma soprattutto potrete pregare su due reliquie insigni, le teste dei suoi Apostoli S. Pietro e S. Paolo, che sono contenute nella sommità del Ciborio.
SS. Pietro e Paolo
Nostro Signore dopo la sua resurrezione aveva detto ai suoi apostoli: «Andate a predicare il Vangelo a tutte le nazioni, coloro che crederanno e saranno battezzati saranno salvi, coloro che non crederanno saranno condannati».
Fedeli alla parola di Gesù gli Apostoli cominciarono a predicare la fede in Gesù Cristo, e la Provvidenza condusse S. Pietro e S. Paolo qui a Roma per farne il centro del mondo cristiano.
Non si trattava di dialogare con i sacerdoti della religione pagana per valorizzarne gli elementi di verità che vi si potevano trovare.
Lo scopo degli Apostoli era di convertire le anime alla fede in Gesù Cristo, unico Salvatore, poiché, come S. Pietro ricordava ai giudei, «non è stato dato agli uomini nessun altro nome nel quale ci si possa salvare».
Il loro apostolato era fondato sull’umile predicazione della Verità che spesso era accompagnata da numerosi miracoli ad attestarne l’origine divina. Questa predicazione essi l’incarnavano nella loro vita, in tutto conforme alla dottrina che predicavano.
Non esitarono a denunciare gli errori del paganesimo e la sua immoralità, immoralità che è la conseguenza immediata di ogni falsa religione. È sufficiente leggere l’epistola di S. Paolo ai Romani per rendersene conto.
Così la predicazione degli Apostoli, davvero opera soprannaturale, porterà frutti straordinari, soprattutto una fede che sarà bagnata dal loro sangue versato in testimonianza della realtà di colui che avevano conosciuto: Gesù Cristo Figlio di Dio, morto per i nostri peccati, resuscitato il terzo giorno e salito al cielo. È qui a Roma, in effetti, che essi doneranno le loro vite per Gesù Cristo durante la persecuzione di Nerone nel 64.
Come sapete S. Paolo fu decapitato alle Tre Fontane e S. Pietro crocifisso a testa in giù sul colle del Vaticano, perché si considerava indegno di morire come Gesù.
La conquista dell’impero romano al Cristianesimo, meritata grazie al loro martirio e quello di migliaia di altri cristiani, avverrà per la conversione dell’imperatore Costantino che, come sapete, dopo la visione miracolosa della Croce nel cielo e dell’iscrizione «in questo segno vincerai», fece mettere le iniziali del Cristo sugli stendardi del suo esercito e riportò la vittoria contro il cugino Massenzio, a Ponte Milvio, alle porte di Roma.
Egli darà la libertà alla Chiesa attraverso l’editto di Milano nel 313 e offrirà in dono al Papa il terreno sul quale sarà edificata questa basilica - prima chiesa ad essere pubblicamente consacrata - il 9 novembre 324, dal Papa S. Silvestro.
Ma gli imperatori cristiani non potevano accontentarsi di un regime di libertà religiosa, non potevano accettare di veder ancora, accanto al culto reso al vero Dio le superstizioni dell’idolatria, ed ecco che, qualche anno dopo, nel 380, l’imperatore Teodosio con l’editto di Tessalonica dichiara il cattolicesimo religione di Stato. È la vittoria completa del cristianesimo.
Potrete ammirare otto grandi affreschi nella Basilica che narrano questi avvenimenti della vita di Costantino e il grande mosaico che si trova sull’abside vi fa anche riferimento mostrando il trionfo della Croce.
Questo mosaico ci mostra che tutte le grazie vengono a noi dal sacrificio della Croce di Gesù. È là che Egli ha incatenato il demonio e che gli ha strappato la sua preda: l’umanità decaduta a causa del peccato originale.
Tutte le grazie ci vengono per la Croce di Gesù e quindi attraverso la S. Messa che non è nient’altro che il Sacrificio della Croce reso presente sull’altare mediante il ministero del sacerdote. Il giovedì santo nel cenacolo Gesù istituì la Messa e ordinò ai suoi Apostoli di perpetuare questo Sacrificio per comunicarci le grazie che ci sono necessarie per raggiungere il Cielo.
Questa Basilica ci aiuta a meditare su questo grande mistero, perciò conserva le preziose reliquie.
Infatti potrete contemplare alla vostra sinistra sull’altare laterale, il tavolo dell’ultima cena sul quale Gesù ha istituito la S. Messa e ha ordinato sacerdoti gli Apostoli per perpetuare il suo Sacrificio e restare con noi, realmente presente nella SS. Eucarestia.
Sotto l’altare maggiore si conserva ancora l’altare in legno sul quale S. Pietro celebrava la S. Messa. Su di esso i Papi continueranno a celebrare il S. Sacrificio finché non sarà inglobato nell’altare attuale.
Il Papa soltanto, o coloro ai quali egli accordi un permesso speciale, possono celebrare su questo altare.
In questi luoghi ci sono altri ricordi importanti della Passione di Gesù. Questa Basilica infatti fa parte del palazzo del Laterano, dove il Papa ha abitato per circa dieci secoli. Questo palazzo era molto più grande e comprendeva una parte che attualmente si trova distaccata, dall’altro lato della strada. È quella che si chiama la Scala Santa, salita da Gesù quando, durante la sua Passione, coronato di spine e coperto di un manto scarlatto, sarà presentato da Pilato alla folla. Questa scala fu trasportata da Gerusalemme a Roma grazie a Sant’Elena, madre di Costantino. Si può percorrere questa scala unicamente in ginocchio, pregando (avrete senza dubbio l’occasione di salirla). In cima c’è quello che era considerato come il luogo più santo del palazzo: la cappella papale, dove si trova un’immagine acheropita del Cristo, vale a dire un’immagine non fatta da mano umana.
Questa Basilica porta, inscritto sul suo frontone, il titolo di «omnium urbis et orbis ecclesiarum mater», che significa «madre e capo di tutte le chiese della città (ossia di Roma) e del mondo». È qui, in effetti, a Roma, che S. Pietro stabilì la sua sede, e i suoi successori alla guida della Chiesa sono vescovi di Roma.
Noi ci troviamo dunque nella cattedrale del Papa, nella chiesa che è al vertice di tutte le chiese del mondo. In fondo al coro potrete vedere la cattedra del Papa, il trono di cui prende possesso dopo la sua elezione.
Questo ci ricorda che il Papa è il capo supremo della Chiesa. Egli solo, e nessun altro, ha la pienezza del potere per governarla.
È al di sopra di tutti gli altri vescovi ai quali comunica il potere di governare le loro diocesi, quel potere che lui solo ha ricevuto direttamente da Cristo al momento della sua elezione.
Il Papa è la pietra sulla quale Gesù Cristo ha fondato la sua Chiesa e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa poiché il Cristo, di cui il Papa è vicario, ne è il Capo invisibile e continua a vegliare su di essa. È questo per noi un gran motivo di speranza, soprattutto oggi.
Tutti questi ricordi ci mostrano quindi la continuità tra la fede che ci è stata trasmessa dagli Apostoli e la nostra fede cattolica. Questa stessa fede che voi, reverende madri, vi impegnate a trasmettere ai vostri allievi, questa fede che l’uomo non può cambiare e che un giorno ci aprirà le porte del Cielo.
Preghiamo la S. Vergine che ai piedi della Croce ha custodito la fede nella divinità di Gesù, sebbene fosse come offuscata a causa delle sofferenze che Egli sopportava per noi; preghiamola affinché ci aiuti a custodire intatta questa fede e a testimoniarla senza paura in questi tempi difficili.
don Pierpaolo Maria Petrucci
Altre foto: DICI