UN'AZIONE COMUNE
Questa lotta inevitabile voi 1’accettate coraggiosamente e cristianamente. Lo scopo dunque della vostra azione comune non può essere di sopprimerla totalmente; ma deve tendere ad ottenere che questo necessario combattimento spirituale non sia reso per le anime più difficile, più pericoloso, dalle circostanze esteriori, dall’atmosfera nella quale debbono sostenerlo e proseguirlo quei cuori che ne soffrono gli assalti. Nei campi pugnaci della Chiesa, dove si affrontano la virtù e il vizio, voi incontrerete sempre alcuni caratteri da Dio plasmati intrepidi, eroici, che, sorretti dalla grazia, non vacillano né crollano ad alcun impulso, e sanno a viso aperto mantenersi incorrotti e puri in mezzo al fango onde sono circondati, quasi lievito di buon fermento e rigenerazione per quel maggior numero di anime, pur redente dal sangue di Cristo, che fanno massa intorno a loro. Il fine pertanto della vostra lotta vuol essere che la purezza cristiana, condizione di salvezza per le anime, riesca meno ardua a tutte le buone volontà, sicché le tentazioni, nascenti dalle contingenze esteriori, non sor-passino i limiti di quella resistenza, che con la grazia divina il mediocre vigore di molte anime vale ad opporvi. Per raggiungere cosi santo e virtuoso intento, conviene agire sopra circoli e correnti di idee, sui quali, se poco o nulla potrebbe un’azione individuale e isolata, assai efficacemente è in grado di operare un’azione comune. Se l’unione fa la forza, solo un gruppo compatto, numeroso quanto mai può essere, di risoluti e non pavidi spiriti cristiani saprà, dove la loro coscienza parli ed esiga, scuotere il giogo di certi ambienti sociali, svincolarsi dalla tirannide, oggi più forte che mai, delle mode di ogni sorta, mode nel vestito, mode negli usi e nelle relazioni della vita.
Il movimento della moda non ha in sé nulla di cattivo: sgorga spontaneamente dalla socievolezza umana, secondo l’impulso che inclina a trovarsi in armonia coi propri simili e con la pratica usata dalle persone in mezzo alle quali si vive. Dio non vi chiede di vivere fuori del vostro tempo, così noncuranti delle esigenze della moda da rendervi ridicole, vestendovi all’opposto dei gusti e degli usi comuni alle vostre contemporanee, senza preoccuparvi mai di ciò che loro garba. Onde anche l’Angelico San Tommaso afferma che nelle cose esteriori, di cui l’uomo usa, non vi è alcun vizio, ma il vizio viene da parte dell’uomo che immoderatamente ne usa, o in confronto della consuetudine di coloro coi quali vive, facendosi stranamente parte discorde dagli altri per se stesso; o usando delle cose, secondo la consuetudine o oltre la consuetudine degli altri, con disordinato affetto, per sovrabbondanza di vesti superbamente ornate o compiacenti o ricercate con soverchio studio, mentre pure l’umiltà e la semplicità sarebbero bastevoli ad appagare il necessario decoro (S. Th II-II q.169 a.1).E lo stesso Santo Dottore arriva perfino a dire che nell’ornamento femminile può esservi atto meritorio di virtù, quando sia conforme al modo, alla misura della persona e alla buona intenzione, e le donne portino ornamenti decenti secondo lo stato e la dignità loro, siano moderate in ciò che fanno secondo la consuetudine della patria: allora anche l’ornarsi sarà atto di quella virtù della modestia, la quale pone modo nel camminare, nello stare, nell’abito e in tutti i movimenti esteriori (cfr. .s Thomae Aquìnatis Exposit. in Isaiamn Proph. cap. III in fine).