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di don Pierpaolo Petrucci
La festa dell’ Epifania è molto antica, sappiamo che si celebrava in oriente già nel III° secolo. Il nome ne indica il senso, infatti epifania viene dal greco e significa manifestazione: Dio si manifesta non solo ai giudei come nel giorno di Natale, bensì anche ai gentili, ai pagani, a tutti gli uomini.
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E' poco tempo che abbiamo celebrato il giorno nel quale la Vergine intemerata ha dato alla luce il Salvatore del genere umano. Ora, dilettissimi, la veneranda festività dell'Epifania ci fa prolungare le gioie, affinché tra i misteri, così vicini con solennità tra loro connesse, la nota di esultanza e il fervore della fede, non si affievoliscano. Rientra nel disegno di salvezza, rivolto a tutti gli uomini, il fatto che quel Pargoletto, Mediatore tra Dio e gli uomini, sia stato rivelato a tutto il mondo, quando ancora era nella ristretta cerchia di un minuscolo paesello.
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Una parola di allegrezza è risuonata sulla nostra terra, grida di giubilo e di vittoria nelle tende dei peccatori. Si è fatta udire una parola intrisa di tenerezza, di consolazione, linguaggio fascinoso, degno di essere ricevuto da tutti. O monti, erompete in grida di gioia e di lode. Persino gli alberi della foresta battano le mani davanti al Signore, perché egli viene. Udite, cieli, e la terra presti ascolto: ogni creatura, ma l’uomo soprattutto sbalordisca e lodi il Signore. Gesù Cristo, Figlio di Dio, nasce a Betlemme di Giuda. (cf Mt 2,1) Quale cuore di sasso non si sentirebbe fondere a tale annuncio? Esiste messaggio più soave? Potrebbe essere trasmessa notizia più fausta? Nessuno udì mai cosa simile, né mai l’universo ascoltò analogo annunzio.
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Oggi, dilettissimi, è nato il nostro Salvatore: rallegriamoci! Non è bene che vi sia tristezza nel giorno in cui si nasce alla vita, che, avendo distrutto il timore della morte, ci presenta la gioiosa promessa dell'eternità. Nessuno è escluso dal prendere parte a questa gioia, perché il motivo del gaudio è unico e a tutti comune: il nostro Signore, distruttore del peccato e della morte, è venuto per liberare tutti, senza eccezione, non avendo trovato alcuno libero dal peccato.
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Ci fu un uomo. E come poteva quest’uomo dire la verità parlando di Dio? Fu mandato da Dio. Come si chiamava? Il suo nome era Giovanni. A quale scopo egli venne? Egli venne come testimone, per rendere testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo suo (Gv 1, 7).
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di Federico Catani
Almeno ufficialmente nessuno nel mondo cattolico mette in dubbio che a Loreto vi sia la vera Santa Casa di Nazareth. Da circa trent’anni, però, la Traslazione angelica della stessa, così come tramandato nei secoli dalla Tradizione, è stata derubricata a mera leggenda. Ma è credibile pensare che il trasporto delle Sante Pareti (sempre di pareti si è parlato, mai di singole pietre) di Nazareth sia avvenuto per mezzo degli uomini? Usando anche solo un po’ di buon senso, sembrerebbe proprio di no. Prima di tutto per motivi liturgici.
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Giovanni precedette il Cristo sia nel nascere che nell’annunciarlo, ma lo precedette come un umile servo obbediente senza mettersi al di sopra di lui. Quanto grande fu dunque la testimonianza resa a Cristo da Giovanni? Tanto grande, da fargli dire che non era degno di sciogliere i lacci dei suoi sandali. Egli confessò d’essere solo una lampada accesa da lui e perciò si rifugiò ai suoi piedi per paura che, innalzandosi, venisse spenta dal vento della superbia.
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«Io porrò inimicizie tra te e la donna e la tua stirpe e la sua stirpe; ella ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Gn 3,15).
«Dio ha fatto e formato una sola inimicizia, ma irriconciliabile, che durerà e anzi aumenterà fino alla fine: quella tra Maria, sua degna Madre, e il diavolo, tra i figli e i servi della santa Vergine, e i figli e i seguaci di Lucifero; così che la più terribile nemica del diavolo che Dio abbia creato è Maria, la sua santa Madre.
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di Alessandro Bianchi
Non tutti sanno che molti santi hanno avuto un rapporto molto particolare con gli angeli. Padre Pio lo ha avuto con san Michele Arcangelo. Per spiegarci tale devozione, abbiamo chiesto a don Marcello Stanzione, parroco e autore di numerosi libri sugli angeli (tra cui Gli angeli di San Pio da Pietrelcina, Edizione Il Segno) di raccontarci le sue ricerche.
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di Cristina Siccardi
Il tempo che precedette la Riforma protestante fu caratterizzato dalla solida e grandiosa opera di alcuni predicatori, fra loro uno fu davvero grande e venne anche scomunicato, si chiamava San Giacomo della Marca (1393-1476), la cui festa liturgica cade il 28 novembre. Fra il XIV e XV secolo la Chiesa era soggetta alle corruzioni e allo stesso tempo molti eretici andavano imbrogliando sia Fede che dottrina. Un poco di ordine, benché si stesse preparando il terreno sul quale avrebbe agito l’eresiarca Lutero, venne portato da questi impavidi predicatori.
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